Da Foligno a Colfiorito

Distanza: 25,3 km. – Asfalto: 15%. – Sterrato: 85%. - tempo di percorrenza: 8 ore - Difficoltà: impegnativa

altezza massima: 893 mt. - Partenza: 235 mt. – arrivo: 760 mt. – dislivello(+):750 mt. – dislivello(-): 200 mt.

Avvertenze

La tappa in salita fino al valico di Colfiorito traversa tutto il territorio folignate e giunge al confine tra Umbria e Marche. Anche se non mancano le fonti fate attenzione a non rimanere mai senza acqua perché il percorso è molto esposto al sole. Il tracciato è ricco di pregi naturalistici come l’argine del fiume Topino all’uscita da Foligno, le cascate del Menotre e la palude del Parco regionale di Colfiorito.

Descrizione

02 Lungo fiume TopinoDal ponte della Liberazione di Foligno c’è un unico imbocco indicato dalla segnaletica del Cfm che ci fa scendere sull’argine erboso del fiume Topino. Giriamo a sinistra sul sentiero che passa sotto il ponte e lo percorriamo per 500 m senza mai lasciare il greto fino al cavalcavia del soprastante viale IV Novembre. Lo attraversiamo passandoci sotto e, tenendoci sempre sulla destra il fiume – ricco di pozze, cascatelle, cigni e anatre selvatiche -, continuiamo per altri 700 m fino al ponte pedonale di legno del Parco Hoffman che non attraversiamo e procediamo sempre dritti sul sentiero che continua a tenere sulla destra il Topino. Camminiamo per altri 600 m sull’argine del fiume fino a incro- ciare l’ennesimo ponte della trafficata via Flaminia [2.1 – km 2,2]. Anche in questo caso lo attraversiamo passandoci sotto, per confluire in una strada sterrata che costeggia un canneto. Restiamo in piano continuando dritti per 900 m finché la strada bianca non si immette in una rotonda asfaltata. Costeggiamo la rotonda sul piccolo sentiero a fianco del guardrail per immetterci sull’asfaltata via Allegri, che seguiamo a destra e che annuncia l’ingresso alla frazione folignate di San Giovanni Profiamma. Camminiamo sul ciglio della strada in piano tra le case per 400 m fino a una tabaccheria sulla destra [2.2 – km 3,5]. Prestiamo attenzione: subito dopo la tabaccheria prendiamo lo sterrato sulla destra senza segnaletica, che dopo 20 m diventa sentiero e confluisce in una stradina bianca.

Dopo aver costeggiato alcune case sparse di campagna, percorsi 800 m la stradina converge su asfalto a un bivio a T, dove giriamo a destra su via Scanzano, che percorriamo interamente traversando dapprima lo stretto ponte sul fiume Topino, poi i binari della ferrovia, fino a incrociare la via Flaminia Nord. Siamo al centro di Scanzano: su una piazzetta un negozio di frutta e verdura e l’ufficio postale [2.3 – km 5,1]. Giriamo a destra su via dei Frantoi per entrare nel borgo storico e passiamo sotto un arco pedonale. Dopo l’arco giriamo a sinistra: qui un minuscolo spiazzo con fontanella di fronte a un vecchio frantoio è il luogo ideale per una sosta. Proseguiamo ancora su via dei Frantoi per 800 m, percorrendo uno sterrato in falsopiano che ci allontana da Scanzano. Ora facciamo attenzione: prendiamo sulla sinistra una strada sterrata segnalata da un picchetto di legno con i colori e l’acronimo Cfm che abbandona la via principale e in 100 m conduce a un piccolo gruppo di case di campagna. Subito dopo le case voltiamo a sinistra sullo sterrato che ci riporta all’alveo del fiume MENOTRE in località Belfiore. 02 fiume MenotreQui ritroviamo l’asfalto. Attraversiamo il ponte e manteniamo la destra su via Borgaccio. Il piccolo borgo di Belfiore ci accompagna alla nostra sinistra. All’altezza delle ultime case il percorso risale sulla strada principale del paese: qui, all’incrocio, pieghiamo a destra su via Altolina e percorriamo la strada asfaltata per 200 m. All’incrocio prendiamo la strada a sinistra, ben indicata sia dalla segnaletica del Cfm sia dal cartello turistico “Ca- scate del Menotre”.
Da qui la strada comincia a salire e dopo 900 m termina su un ampio piazzale destinato al parcheggio auto [2.4 – km 8,1]. Si prosegue a destra su sentiero ben segnalato in salita tra ulivi e muretti a secco. Il fragore delle cascate diviene sempre più forte. Il sentiero si arriccia sullo sperone di montagna toccando i vari salti del fiume Menotre ed entra dal basso nel borgo di PALE fino alla piccola piazza del Castello dove troveremo delle panchine e un fontanile d’acqua fresca per rigenerarsi dopo lo strappo in salita [2.5 – km 9]. Dalla piazza, seguendo la segnaletica, prendiamo via del Sasso, la strada più erta a sinistra. Dopo meno di 50 m la strada diventa sentiero che rimane in piano fino all’ingresso della frazione Ponte Santa Lucia, all’incrocio con la SS 77, che evitiamo girando a sinistra su stradina asfaltata ben segnalata sia dal Cfm che dalla Via Lauretana, in lieve salita per 150 m, per poi girare ancora a sinistra sulla strada asfaltata che conduce al borgo di Sostino. Procediamo in salita sulla sede stradale per abbandonarla dopo 1,5 km a un tornante dove prendiamo, sempre in salita, una strada sterrata ben segnalata sulla sinistra che ci fa risparmiare qualche tornante di asfalto e che ci conduce alla piazzetta di Sostino [2.6 – km 11,9]. Qui una fonte di acqua fresca e l’ombra di un lavatoio sono l’ideale per una sosta prima di affrontare il lungo tratto di pascoli assolati che conduce all’altopiano di Colfiorito. Dal lavatoio la strada asfaltata continua a salire ripida attraversando tutto il borgo fino alle ultime case dove incontriamo, appena il cammino ritorna in piano, un trivio. Procediamo diritti, piegando leggermente a destra su una strada sterrata ben segnalata dalle bandierine del cammino. Continuiamo, ignorando tutti i bivi minori, sulla strada sterrata principale per 3,6 km fino a trovare sulla sinistra delle casette di legno costruite dopo il terremoto del 1997 [2.7 – km 16]. Siamo in località Franca. Di fronte a noi un incrocio. Proseguiamo dritti in salita per altri 1,7 km fino ad arrivare a un incrocio a T, all’altezza di una proprietà privata con bosco recintata, con segnaletica Cfm che ci indica di girare a sinistra e che seguiamo, tenendo lo sterrato principale fino a incrociare di nuovo, dopo 600 m, la strada asfaltata della provinciale Colfiorito-Capodacqua. Giriamo a sinistra percorrendo per 200 m la provinciale fino alla chiesa della Madonna di Ricciano, alla nostra destra.
Verso Colfiorito- home pageAll’altezza della pieve, che dà il nome al primo altopiano che stiamo vedendo, prendiamo una mulattiera che piega a destra inoltrandoci tra i fertili campi dei piani di Ricciano. Siamo alla sommità dello storico valico di Colfiorito, che ha permesso per secoli di attraversare l’Appennino. Dopo una cinquantina di metri la strada si biforca: noi ci teniamo sulla sinistra in direzione di alcune case e qualche albero che vediamo davanti a noi, e poi procediamo diritti, sempre su strade di campagna, tenendo l’altopiano sulla destra e salendo progressivamente fino all’incrocio con la strada comunale Seggio-Forcatura [2.8 – km 19,5]. Qui giriamo a destra sulla strada sterrata, che percorriamo per 2 km fino alla frazione di Forcatura. La attraversiamo proseguendo sulla stessa strada, che nel frattempo è diventata asfaltata, dirigendoci verso la palude di Colfiorito che cominciamo a scorgere più in basso. La strada asfaltata e i suoi tornanti in discesa ci riportano all’altopiano e alla sua palude protetta. All’altezza di una chiusa conosciuta come l’inghiottitoio del Molinaccio, con ruderi di un vecchio mulino del XVI secolo, possiamo abbandonare la sede stradale asfaltata per prendere un camminamento pedestre al lato della strada che costeggia interamente la palude [2.9 – km 23,6]. Percorsi 900 m il sentiero sbocca di nuovo sulla SS 77: di fronte a noi le prime case del borgo di Colfiorito. Giriamo a sinistra sulla sta- tale facendo attenzione al traffico, e dopo 100 m imbocchiamo la stradina che troviamo sulla destra per entrare nel parco pubblico evitando così i pericoli della statale. Attraversiamo il parco tenendo alla nostra sinistra le strutture sportive per convergere di nuovo sulla SS 77 all’al- tezza di un largo spiazzo che ospita varie attività commerciali [2.10 – km 25,3] e alla conclusione di questa tappa. Nel giro di poche centinaia di metri troviamo tutte le strutture alberghiere di accoglienza.

 

Foligno

Considerata da sempre un crocevia di cammini, merci e culture, la città deve le sue origini ai romani e la sua fortuna ai pellegrini medievali diretti a Roma. Non a caso qui, nel 1470, venne aperta la quarta tipografia in Italia, che provvedeva a stampare libretti di preghiera, orazioni, vite di santi e poemetti popolari da vendere ai pellegrini. E sempre qui, l’11 aprile del 1472, vide la luce la prima edizione della Divina Commedia di Dante. Piazza della Repubblica è il centro del “centro del mondo”, come simpaticamente amano definire i folignati la propria città. Su di essa affacciano il DUOMO DI SAN FELICIANO, il cui interno è uno splendido esempio di stile neoclassico-barocco, il PALAZZO TRINCI, finito nel 1407, sede del Museo cittadino, con la sua magnifica scala gotica, gli affreschi di Gentile da Fabriano delle sale nobili e la cappella con gli affreschi di Ottaviano Nelli da Gubbio (www. museifoligno.it). Degno di nota anche l’ORATORIO DELLA NUNZIATELLA, del 1492, dove sull’altare si trova un affresco del PERUGINO raffigurante il Battesimo di Gesù e il Padre Eterno. Da non perdere la visita al MONASTERO DI SANT’ANNA, dove tra l’altro si può pernottare (vedi “Dove dormire”). Le Sorelle delle Terziarie Francescane della Beata Angelina sono le guide ideali per farci conoscere gli affreschi e i tesori del maestoso monastero come il cortile d’accesso, il parlatorio, l’oratorio, i due chiostri, il coro e le quattrocentesche dimore dei pittori. Tra gli eventi spicca la GIOSTRA DELLA QUINTANA, rievocazione storica che si svolge in due edizioni annuali, a giugno e a settembre. Per l’occasione si potranno gustare piatti secenteschi nelle varie taverne aperte della città.

 

next ➧

Barbanera da Foligno

02Ricordate il celebre almanacco Barbanera appeso in cucina o nella stalla di quasi tutte le case di campagna? Ebbene il lunario che si utilizzava per attività quotidiane, lavori agricoli, previsioni del tempo, santi e feste previsti in calendario, quella sorta di vademecum di vita e lavoro, oltre che strumento di alfabetizzazione dei ceti rurali, deve il suo nome a un personaggio realmente esistito a Foligno, soprannominato appunto Barbanera. Figlio di numerosa famiglia andò a studiare in convento e poi, spinto da vocazione eremitica, si isolò dalla comunità monastica per dedicarsi alla contemplazione del cielo. Dai suoi studi astronomici nacque il calendario Barbanera, venduto dal 1762 nelle fiere e nei mercati popolari da ambulanti e cantastorie.

next ➧

Foligno centro del mondo

Per antica tradizione Foligno è designata da molti anche se non da tutti, “lu centru de lu munnu” (il centro del mondo), in quando credenza vuole che sia il centro d’Italia e quindi, in un ottica mediterranea, il centro del mondo antico. Fino a qualche anno fa, ironicamente, il centro esatto veniva fatto ricadere sul birillo centrale del biliardo del bar del corso di Foligno, ma oggi, con decreto di Giunta, l’amministrazione comunale ha sancito che il centro esatto è il trivio, incrocio fra cardo e decumano romani. Inoltre, sul panoramico viale che costeggia le Mura, si notano 81 sedili in mattoni dalla forma curiosa di esedra. Sono i cosiddetti Canapè fatti costruire a proprie spese, e naturalmente a proprio uso, dai notabili della città. Oggi, però, sui canapè si può sedere chi vuole, anche i pellegrini stanchi del cammino.

next ➧

L’Olio d’oliva DOP

L’ulivo e l’olio sono da sempre simbolo del dono di Dio e degli dèi antichi agli uomini. Tutte le civiltà del Mediterraneo hanno nelle loro simbologie l’ulivo. La lavorazione delle olive nei frantoi è una scoperta antichissima; probabilmente nel Neolitico era già stata codificata una primordiale forma d’estrazione dell’olio, ma è con gli egizi che si ha l’esplosione della tecnica e un utilizzo dell’olio così consistente da dover essere continuamente ricercato. Diventa presto moneta di scambio e la sua coltivazione simbolo regale e di benessere. Non si hanno notizie certe di quando l’ulivo si diffuse come coltivazione da olio nel centro Italia, ma sappiamo che gli Etruschi già nel X sec a.C. lo utilizzavano negli scambi commerciali. La coltivazione dell’ulivo esplose con le abbazie benedettine attraverso un sistema di agricoltura gestita dalle loro grance. Nel 1986 la Regione Umbria ha creato un consorzio di tutela dell’olio DOP umbro che ne certifica la provenienza e la qualità. Lungo il cammino, a S. Giovanni Profiamma, all’uscita da Foligno, il frantoio pluripremiato di Alberto Cipolloni, consente la degustazione del proprio olio pregiato a tutti i pellegrini che si affacciano nel suo negozio (www.cipolloni.com).

 

next ➧

Il Menotre

03 Menotre - foto Luciano MonceriMolti sono i corsi d’acqua incontrati dal Cammino Francescano della Marca, ma di certo, simbolicamente parlando, il più significativo per suggestione e bellezza è il Menotre, fiume che scorre interamente in territorio folignate e che nasce a quota 800 slm per poi confluire nel Topino. In passato la sua acqua fresca e abbondante fece sì che le molte frazioni montane potessero crescere ricche e accoglienti ed ancor oggi, nonostante le molte captazioni che ne hanno ridotto la portata, il fiume mantiene intatta la sua bellezza. Il Cammino Francescano della Marca ne segue gran parte del corso e spesso si affaccia sulle sue numerose cascate. La purezza delle sue acque rappresentano l’habitat ideale per trote fario e per i gamberi di fiume (specie quelli in via d’estinzione). Per informazioni sul territorio dell’Altolina rivolgersi all’Aula Verde Altolina “Omero Savina” di Pale, Centro Nazionale di Formazione Ambientale e sede dell’associazione F.I.E. Valle Umbra Trekking.
Per tutte le info e le attività organizzate dall’Associazione consultare il sito
www.fievalleumbratrekking.it/

next ➧

Pale

04 Eremo di Pale - foto Giulio Capoccioni

L’acqua abbondante del Menotre e la vicina via Plestia (antica via di comunicazione degli umbri che collegava le pianure folignati all’altopiano di Colfiorito), hanno fatto di Pale un centro d’importanza strategica militare e commerciale, tanto da divenire sede di importanti cartiere e opifici di panni. Da vedere il castello del XV secolo e la chiesa dei SS. Biagio e Margherita del XII secolo nella quale è presente sopra l’altare un bassorilievo raffigurante san Francesco in estasi. Visitabili su prenotazione sono anche le grotte dell’Abbadessa con stalattiti e stalagmiti e, con una breve deviazione di 20 minuti, il piccolo eremo di Santa Maria Giacobbe incastonato nella roccia, dedicato a santa Maria Jacobi con riferimento a san Giacomo Maggiore e alle vie di pellegrinaggio europee (entrambi i siti si possono visitare prenotando alla mail info@paledifoligno.it, o ai tel. 348-65.19.553 / 347-66.40.672, per l’eremo servono gruppi di almeno 5 persone).

next ➧

Sostino nomen omen

05 Sostino - foto Daniele Girolimetti

Il nome di questa frazione di Foligno è già tutto un programma. Situato a circa metà strada fra Foligno e Colfiorito, Sostino è stato, ed è ancora, un ottimo punto di ristoro per affrontare il resto della strada. La fonte lavatoio pubblica dona un’acqua pura e salubre tanto da attirare molte persone a farne scorta. La stessa fonte garantisce ombra nelle giornate assolate. Per tutto il medioevo questa località, oggi isolata, ha avuto momenti di splendore economico. Documenti d’archivio rivelano numerose locande e taverne e un episodio singolare: Papa Paolo III, nel 1563, in viaggio nei territori umbri, concedette riposo a sé stesso e al proprio seguito in una locanda dove il taverniere prese coraggio e espose la sua misera condizione economica al Papa il quale, commosso, gli accordò l’esenzione dalle tasse dovute al comune di Foligno. Magari se fatti del genere succedessero anche oggi, tante attività commerciali, poste in zone di montagne quasi disabitate, non chiuderebbero come invece sta accadendo.

 

next ➧

Parco regionale di Colfiorito, la palude come ecosistema

06 Parco di Colfiorito - foto Maurizio Serafini

Il Parco regionale di Colfiorito è stato istituito nel 1995 su un’area che era già stata protetta dalla convenzione Ramsar del 1976. In epoche remote tutta la pianura di Colfiorito era un’immensa palude. Le prime popolazioni si insediarono sui monti che circondano il pianoro nel Paleolitico Superiore, e in seguito tentarono di bonificare piccole aree. Soltanto in epoca romana l’opera di bonifica venne realizzata in maniera scientifica e metodica. Successivi adeguamenti furono eseguiti dai Varano nel XV secolo e in ultimo da Mussolini. Questa continua opera di restringimento dell’area palustre ha però scompensato i moti migratori dell’avifauna, rendendo quindi necessaria una soluzione per ripristinare l’ecosistema palustre. Il piccolo parco ospita numerose specie vegetali e animali sia stanziali sia migratorie. In pochi ettari si passa dalla palude ai prati coltivati, dalle colline alla montagna e ai prati montani, rendendo unico l’ecosistema e quindi possibile una ricca biodiversità. Contattando preventivamente la sede del Museo naturalistico del parco si possono concordare visite guidate e appostamenti di birdwatching nei punti strategici della palude (Museo naturalistico del parco di Colfiorito, via Adriatica, ex casermette, Colfiorito, tel. 074268.10.11, parcocolfiorito@tiscali.it, www.parks.it/parco.colfiorito).

next ➧

La patata rossa di Colfiorito

07 patata rossa di ColfioritoLa patata rossa di Colfiorito è un IGP (Indicazione Geografica Protetta) d’importanza vitale per le attività agricole e commerciali dell’intera area e coltivata nei territori comunali di Foligno, Nocera Umbra, Valtopina, Sellano, Serravalle del Chienti, Muccia, Pievetorina, Sefro, Visso e Montecavallo. Di forma ovale e allungata, la patata presenta una buccia sottile e ruvida dal caratteristico colore rosso opaco, che riveste una croccante polpa paglierina. Viene coltivata in quantitativi modesti ed è dunque difficile da reperire al di fuori della zona di produzione. La coltivazione della “patata rossa” è attestata sin dal XVIII sec. quando venne probabilmente introdotta dalle truppe francesi di stanza sull’altopiano durante il periodo napoleonico. Qui trovò il suo habitat ideale.Venne poi presto conosciuta grazie ai numerosi viaggiatori che seguendo le vie di pellegrinaggio si fermavano in zona e ne apprezzavano la bontà. Anche oggi in tutti i ristoranti di Colfiorito resta l’ingrediente base della cucina locale. Nella seconda metà di agosto la patata rossa viene festeggiata con una sagra annuale solitamente molto frequentata.

next ➧