Da Comunanza a Venarotta

Distanza: 21,2 km. – Asfalto: 25%. – Sterrato: 75%. - tempo di percorrenza: 7 ore - Difficoltà: media

altezza massima: 720 mt. - Partenza: 450 mt. – arrivo: 435 mt. – dislivello(+): 700 mt. – dislivello(-): 750 mt.

Avvertenze

Una tappa senza strappi di dislivello tra i boschi, che attraversa territori pochissimo antropizzati e quindi privi di servizi. Fate buona scorta di acqua alla partenza dato che non troveremo fonti fino a Palmiano, il Comune più piccolo del Piceno. Scorci suggestivi sui monti Sibillini, sui monti della Laga e sul Gran Sasso fino a Venarotta, Comune francescano vocato per l’accoglienza dei pellegrini.

Descrizione

Dal Municipio di Comunanza prendiamo a destra ed entriamo nel centro storico superando il ponte sul fiume Aso e passando sotto il ballatoio di una palazzina per ritrovarci nella piazzetta della chiesa di Santa Caterina d’Alessandria d’Egitto. Giriamo a destra e ci infiliamo nel vicolo che si innesta su via XXIV Maggio. Ci teniamo sulla destra per 100 m fino alla chiesetta di Sant’Anna, alla cui sinistra parte uno sterrato in salita. Lo percorriamo tutto passando di fronte a due gruppetti di case e poi ci inoltriamo nel bosco fino a un bivio di strade di terra [7.1 – km 2,2]. Prendiamo quella di destra continuando a salire per 750 m fino al passo, dove troviamo un incrocio di strade: manteniamoci sulla principale verso destra e che poco dopo piega in ripida discesa a sinistra per scendere nell’altro versante fino a sbucare in una sterrata all’altezza di alcune case sparse conosciute come Sette Carpini. Svoltiamo a destra e dopo poco meno di 200 m troviamo un bivio [7.2 – km 3,5]. Prendiamo la strada di sinistra in discesa, che procede per diversi chilometri con lievi saliscendi nel bosco fino all’uscita in una radura [7.3 – km 8] dove sulla sinistra si trova uno stazzo di pastori. Qui proseguiamo per 2,2 km sullo sterrato principale, passando tra alcuni campi coltivati e zone boscose fino a sfociare su una strada asfaltata, la SP 65, che prendiamo a sinistra procedendo in salita fino a raggiungere il borgo di Tavernelle [7.4 – km 10,4]. Cominciamo a scendere proseguendo sulla SP 65 che non abbandoneremo più fino a Palmiano, ignorando le intersezioni con le strade private; attraversiamo un gruppo di case sparse fino a un incrocio con segnaletica stradale, dove procediamo sempre verso Palmiano. Dopo 400 m troviamo un altro incrocio: la strada di sinistra va in salita, noi prendiamo quella di destra che scende e poi continua mantenendosi in piano fino all’incrocio con la provinciale Palmiano/Venarotta [7.5 – km 14,6]. La piazzetta di PALMIANO, il Comune più piccolo del Piceno, è a soli 100 m dall’incrocio proseguendo a destra. Noi dobbiamo invece girare in salita a sinistra, ma consigliamo comunque una sosta nel piccolo centro, dove è possibile rifornirsi d’acqua, prendere un caffè e timbrare la credenziale negli uffici comunali. Tornati all’incrocio continuiamo in salita su asfalto per 200 m fino al primo tornante, dal cui gomito parte sulla sinistra un ripido sentiero in salita, conosciuto come costa Amatucci, che in 700 m ci conduce sulla SP 93 Force/Venarotta. Senza scendere sull’asfalto continuiamo per ripidi pendii sul crinale erboso alla nostra destra per 200 m fino alla sommità del colle, da cui si apre una maestosa vista. Percorriamo tutto il crinale per altri 200 m fino a una radura cinta da abeti. Attenzione: alla fine della radura dobbiamo piegare decisamente a sinistra in discesa per intercettare una strada di terra che si infila nella macchia e che ci riporta in vista della SP 93. Giriamo a destra a bordo strada e in poco più di 100 m ci troviamo all’incrocio con la carrozzabile proveniente da Palmiano [7.6 – km 16,1].
Di fronte a noi uno sterrato ben indicato dalla segnaletica del Cfm che percorriamo in leggera discesa. Dopo 250 m troviamo un bivio, con una strada di terra che sale sulla sinistra. Noi teniamo la destra continuando a procedere sullo sterrato in falsopiano per un paio di chilometri fino ad abbandonarlo a favore di un sentiero sulla sinistra nascosto dalla vegetazione [7.7 – km 18,7]. Qui occorre prestare attenzione: la segnaletica del Cfm indica l’attacco del sentiero, ma spesso i cartelli vengono divelti, forse da cacciatori infastiditi dal passaggio dei pellegrini. Il sentiero si inoltra nel bosco in ripida discesa per 500 m (attenzione: in caso di pioggia potrebbe divenire insidioso) finché il percorso non diventa piano dopo un ampio tornante a sinistra. Poi ricomincia a scendere fino a un secco tornante a destra e dopo 50 m in piano piega decisamente a sinistra con un tornante in discesa, abbandonando il sentiero principale [7.8 – km 19,5]. Procediamo quindi per 150 m in lieve salita finché il bosco non dirada. Qui il sentiero diventa una dritta strada di terra in discesa che termina in uno spiazzo dove è accatastata della legna da taglio e dal quale parte uno sterrato sulla sinistra, che prendiamo. Dopo 100 m, all’incrocio, giriamo a destra in discesa su una strada asfaltata che costeggia i capannoni della zona artigianale di Venarotta. La percorriamo fino a raggiungere dopo 450 m un doppio svincolo: ignoriamo il primo e giriamo sul secondo a destra in discesa fino a incrociare la carrozzabile proveniente da Roccafluvione [7.9 – km 20,7]. Qui abbiamo due soluzioni alternative: se vogliamo pernottare nel suggestivo Ostello Spedale dei Ss. Francesco e Giacomo dovremo raggiungere la frazione Castello seguendo la variante indicata sotto, altrimenti proseguiamo fino alla conclusione della tappa, alla chiesa del Cardinale in centro a Venarotta. Dal bivio giriamo a sinistra su asfalto in direzione del paese; dopo meno di 200 m all’incrocio andiamo a sinistra e al successivo incrocio giriamo a destra, per infilarci subito dopo sulla sinistra in salita tra i vicoli del centro storico e raggiungere la piazza del Municipio. Continuiamo a salire sui marciapiedi incrociando negozi e bar fino alla chiesa ottagonale del Cardinale, da cui ripartiremo per la tappa successiva [7.10 – km 21,2].

 

Comunanza

09 Comunanza

Frizzante centro culturale e imprenditoriale, la cittadina ha un delizioso centro medievale che custodisce testimonianze di pregevole valore storico come la chiesa di San Francesco, costruita su un preesistente edificio fortificato templare con tanto di feritoie per archi e archibugi, che conserva un affresco cinquecentesco raffigurante san Francesco che riceve le stimmate. Interessante anche la chiesa di Santa Maria a Terme, realizzata nel IX secolo in arenaria sui resti di un tempio pagano. Comunanza è detta il “paese della longevità” per via dell’elevato numero di centenari, forse anche grazie alla dieta tipica di questa zona, tanto che è stato stilato un menu tipico studiato a livello internazionale. È anche stato tra i primi Comuni del Cammino Francescano della Marca ad aprire un ostello comunale per pellegrini in una residenza storica del centro.

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Piceno regno del tartufo

01 tartufiDa Amandola a Venarotta si transita nei territori rinomati per il tartufo che qui, grazie a particolari condizioni del terreno, al microclima e alla vegetazione, cresce nelle sue varietà più pregiate e profumate. I tartufi sono i corpi fruttiferi di funghi del genere Tuber, che vivono in simbiosi con l’apparato radicale di specifiche piante arboree e per questo chiamati ipogei. Al verificarsi di opportune condizioni fanno partire il lento processo della fruttificazione che, ad esempio, per il tartufo nero pregiato può arrivare anche a superare gli 8 mesi. I filamenti attaccati all’apparato radicale di un albero, chiamati ife, si inglobano fino a formare un corpo fruttifero detto carpoforo. Non appena raggiunge la corretta maturazione, inizia ad emanare il suo classico profumo che tutti noi conosciamo. Il Piceno ha un terreno idoneo per i principali tartufi di pregio come: Tuber Magnatum (bianco pregiato), Tuber melanosporum (nero pregiato), Tuber aestivum (scorzone), Tuber brumale (brumale), Tuber borchii (bianchetto) e ne ha fatto un’economia di rilievo. Oltre a diverse fiere e sagre dedicate al tubero consigliamo di assaggiare le varie specialità al tartufo disponibili in ogni ristorante della zona.

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Parco Nazionale dei Monti Sibillini

02 Lagi di Pilato - Monti SibilliniPer gran parte del Cammino Francescano della Marca non si perde quasi mai di vista il brullo profilo delle montagne che si aggirano per decine di chilometri con la via pedemontana che stiamo percorrendo: sono i Monti Sibillini, catena posta tra Umbria e Marche. Oggi l’ambiente di queste montagne è protetto dal Parco Nazionale dei Monti Sibillini, ente istituito nel 1993. Alcuni fiumi da noi attraversati, come il Fiastrone, il Tenna e l’Aso nascono proprio all’interno del Parco. Le specie floristiche rare che lo caratterizzano sono la stella appenninica, ben 37 specie di orchidee spontanee, l’elleboro del Bocconi. Fra i mammiferi ci sono il lupo italiano, il camoscio dell’appennino e la sporadica presenza dell’orso marsicano. Sono presenti inoltre l’aquila reale, la vipera dell’Orsini, il celeberrimo chirocefalo del Marchesoni, crostaceo unico al mondo che vive nel solo Lago di Pilato e il cugino meno conosciuto chirocefalo della Sibilla che vive nel laghetto temporaneo di Palazzo Borghese. La cima più alta è il Monte Vettore 2476 mslm, secondo massiccio, dopo il Gran Sasso, di tutto l’Appennino italiano, mentre la montagna più suggestiva per le sue mille leggende rimane la Sibilla (2173 mslm). Luogo icona del Parco è Castelluccio con i suoi altopiani, famoso per la fioritura della lenticchia di fine giugno.

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Le leggende dei Monti Sibillini

03 disegno di Antoine de la SalTutto il territorio transitato dal Cammino Francescano della Marca non prescinde dalle leggende legate ai Monti Sibillini. Ancor oggi, dopo innumerevoli generazioni, i nonni continuano a tramandare ai nipoti le vicende del Guerin Meschino nell’antro della Sibilla o dei vari cavalieri europei che ne hanno descritto il fantastico regno sotterraneo o dei buoi trainanti il corpo di Pilato sprofondati nelle acque senza fondo dell’omonimo lago. Leggende ancora vive legate ai luoghi e alla loro toponomastica. Il lago di Pilato, unico lago naturale delle Marche, posto in un circo glaciale tra il Vettore e la Cima del Redentore a più di 1900 mslm, il monte Sibilla che serba gelosamente il segreto della sua grotta nei pressi della sommità, oggi franata, ma accuratamente descritta dai viaggiatori del ‘400 come Antoine De La Sale e regno inviolato della Sibilla Appenninica, degna erede dei culti pagani legati alla Madre Terra. E ancora opere letterarie che ne hanno immortalato le vicende come il Guerin Meschino di Andrea da Barberino e affreschi pittorici della Sibilla in alcune pievi poste alle pendici della catena come quella di Santa Maria in Pantano in comune di Montegallo. Leggende vive che hanno segnato la storia e la cultura dei misteri ancestrali delle popolazioni locali.

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Il Comune più piccolo: Palmiano

04 PalmianoIl toponimo deriva dal riferimento alla conformazione geologica del territorio sul quale Palmiano è adagiata. Le alture collinari che cingono il paese ricordano i rilievi del palmo di una mano, circostanza da cui scaturisce la definizione di palmi mano. Con poco più di 200 abitanti e con un estensione territoriale di appena 12 kmq Palmiano è il Comune più piccolo della provincia ascolana, ma i numeri non possono conteggiare il gran cuore della popolazione. Generosi e ospitali come molte delle popolazioni abituate all’isolamento montano i palmianesi sono l’esempio del calore marchigiano. I primi documenti che indicano l’abitato in questo territorio risalgono al X sec. d.C. quando entra a far parte dei domini farfensi. L’incastellamento avviene però sul finire del XIV sec. I moti insurrezionali anti-giacobini vedono Palmiano teatro di efferati atti da parte di entrambe le fazioni. La comunità di Palmiano, ogni anno, festeggia la ricorrenza della festa di sant’Antonio abate. La consuetudine nasce dalla narrazione di un evento miracoloso, attribuito all’intercessione del santo, di cui beneficiò un contadino locale il 12 maggio 1682. Secondo la tradizione popolare l’uomo, mentre raggiungeva la zona del pascolo col suo gregge, fu sorpreso da un violento temporale che provocò la rovinosa fiumana d’acqua che lo travolse con i suoi animali e lo trascinò fino al fondovalle. Il pastore, per salvarsi, invocò la protezione dell’eremita egiziano e ne uscì incolume insieme alle sue bestie. Al suo ritorno in paese, come ringraziamento per lo scampato pericolo, volle organizzare una festa per celebrare il santo.

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Costa Amatucci

06Come già detto nel capitolo della Calata del Vicario, da quando è stato riaperto il Cammino Francescano della Marca, diversi sono i nuovi toponimi per identificare luoghi e vicende occorse lungo il percorso. Uno di questi è Costa Amatucci che identifica una ripida salita, chiamata in dialetto costa, appena fuori il centro di Palmiano. Qualche anno fa, in uno dei pellegrinaggi annuali, la popolazione di Palmiano ci accolse con una gran festa con cibo e vino a profusione. Dopo aver mangiato, bevuto, suonato e cantato stornelli con gli organetti e aver ballato e gioito insieme, la ripartenza del cammino fu ben dura. Amatucci, uomo esperto di montagna, avendo onorato il banchetto più del dovuto e trovandosi ad affrontare la ripida salita sotto il sole e a stomaco pieno cominciò ad avere vampe di calore e sudore abbondante. Le gambe tronche non volevano procedere ma l’orgoglio e la voglia di continuare non lo facevano mollare. Fu così che, provocando l’ilarità di tutti, tra enormi sforzi, riuscì a raggiungere la sommità a suon di sbuffi e imprecazioni ritmate con l’incedere dei passi.

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Chiesa Convento di S. Francesco in Castello di Venarotta

06 San Francesco Venarotta

A poco più di 1 km dal centro di Venarotta, sulla sommità di un colle, c’è la chiesa convento probabilmente fondata nel 1220 dallo stesso san Francesco. Alla fine del Quattrocento la chiesa fu ampliata di una navata, di una cappella per la Santa Croce e dotata di un piccolo coro per i frati. Nel 1603 la struttura che possiamo ammirare oggi fu completata con il campanile e con il portico. Nell’orto esterno è stato allocato il cimitero comunale. Oggi in alcuni locali del convento è stato allestito uno dei primi centri di accoglienza per pellegrini del Cfm, lo Spedale dei Ss. Francesco e Giacomo.

 

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La chiesa del Cardinale a Venarotta

01 Chiesa del Cardinale a VenarottaLa Chiesa votiva della Madonna delle Grazie (detta del Cardinale) è una costruzione ottagonale voluta dal Cardinale Ottavio Bandini per grazia ricevuta. Era il 1599, il Cardinale, Legato del Papa nelle Marche, faceva un viaggio a cavallo nelle colline venarottesi. In un passaggio difficile, il suo cavallo si spaventò e, disarcionato violentemente a terra, il prelato si fratturò una gamba contro la roccia. Venne trasportato nella non lontana Chiesa di Venarotta, ma per i disagi del trasporto e la mancanza di cure adeguate ed immediate, la piaga lungi dal guarire si estese e si infiammò sempre più fino ad andare in cancrena. I chirurghi, accorsi forse tardi, non videro altra soluzione che quella di amputare la gamba. Ma dovettero rinunziare anche a questa soluzione, data la estrema debolezza in cui versava il paziente, tanto che sembrava ormai inevitabile la fine. A questo punto si parlò di fra Serafino, del convento cappuccino di Ascoli, della sua santità e dei prodigi avvenuti per le sue preghiere. Il Cardinale ordinò allora che fosse mandato a prendere. Fra Serafino giunse in fretta e disse: “Fiducia in Dio e Sua Eminenza guarirà”. Si inginocchiò di fronte al cardinale e restò a lungo in preghiera, quindi segnò e toccò la parte malata col suo Crocifisso. L’effetto fu immediato. Colui che pochi istanti prima era sul punto di rendere l’ultimo respiro, si alzò. Pieno di riconoscenza il Cardinale, a ricordo del miracolo, fece costruire a Venarotta la chiesetta, che ancora esiste e nella quale si ammirano due quadri, rappresentanti l’uno la caduta e l’altro la guarigione miracolosa. I dipinti della chiesa sono stati eseguiti dal rinomato Simone de Magistris.

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