Da Colfiorito a Polverina

Distanza: 27,1 km. – Asfalto: 35%. – Sterrato: 65%. -tempo di percorrenza: 8 ore - Difficoltà: impegnativa

altezza massima: 950 mt. - Partenza: 760 mt. – arrivo: 375 mt. – dislivello(+):450 mt. – dislivello(-): 800 mt.

Avvertenze

Tappa lunga che entra subito in territorio marchigiano e percorre interamente la valle del fiume Chienti. Poche fonti ma diverse località per il rifornimento d’acqua: Serravalle di Chienti, Gelagna Bassa, Muccia, Polverina. Il tracciato tocca il punto più alto del cammino e si snoda per vari saliscendi passando per luoghi di pregio storico, come il mulino di Gelagna, il borgo de La Maddalena, il convento di San Francesco e il Castello di Beldiletto, e naturalistico, come il lago di Polverina.

Descrizione

03 panorama ColfioritoDal piazzale di Colfiorito attraversiamo la SS 77 all’altezza dell’hotel Lieta Sosta e imbocchiamo la SP 96 asfaltata che ci conduce verso l’imbocco della superstrada Foligno-Civitanova. Superata sulla destra la sede del Museo Archeologico (MAC) arriviamo, in circa 500 m, alla rotonda che divide il traffico e seguiamo le indicazioni stradali per Pievetorina/Dignano/Taverne. Dopo 400 m incrociamo sulla sinistra la CHIESA DI SANTA MARIA DI PLESTIA, che sancisce il nostro ingresso nelle Marche.
Proseguiamo per 1 km in piano sulla strada asfaltata fino a entrare nel borgo di Taverne. All’imbocco del paese, poco dopo una piccola chiesa, prendiamo la strada a sinistra che ci fa transitare nella via storica e ci evita la più lunga e trafficata circonvallazione. All’uscita di Taverne procediamo diritti attraversando per intero l’altopiano di Colfiorito fino al parcheggio del sito CONDOTTO ROMANO E BOTTE DEI VARANO [3.1 – km 5,5]. Proseguiamo per altri 200 m e prendiamo sulla destra uno sterrato ben indicato dalla segnaletica del Cfm che presto comincia a salire tra la folta vegetazione.
Dopo 1,8 km arriviamo a un trivio di strade bianche. Siamo a 960 m di altitudine, il punto più alto dell’intero Cfm. Prendiamo la prima a sinistra, in discesa. Attenzione, qui la segnaletica è stata divelta: la stradina dapprima costeggia un piccolo recinto di filo spinato con fon- tanile poi dopo 250 m piega a destra. Noi invece continuiamo diritti su un sentiero erboso che procede sul crinale del colle e che dopo 200 m curva decisamente a destra entrando nel bosco. Prima di entrare in ombra prendiamoci un momento per soffermarci a guardare il maestoso paesaggio dell’altopiano di Colfiorito che ci siamo lasciati alle spalle [3.2 – km 7,9]. Scendiamo ora su ripida erta ghiaiosa facendo attenzione sulla sinistra all’imbocco, dopo 500 m, di un altro sentiero (in questo caso segnalato) che ancora più ripido scende verso il fondovalle. Qui occorre prudenza: la forte pendenza e il terreno sdrucciolevole sono molto insidiosi. Percorriamo tutto il sentiero fino a incontrare nuovamente l’alveo del fiume Chienti proprio all’ingresso del paese, sede comunale, di SERRAVALLE DI CHIENTI [3.3 – km 9,1]. Scendiamo le scalette, passando di fronte a una fonte d’acqua, e procediamo sul sentiero erboso tenendo l’argine del fiume sulla nostra sinistra. Siamo di nuovo in piano e torniamo all’asfalto all’altezza del palazzetto dello sport. Comune, bar, alimentari e tabacchi sono sulla via parallela in alto alla nostra sinistra, ma il nostro cammino procede diritto su viale Chienti. Passiamo tra le casette di legno costruite dopo il sisma del 1997, in una delle quali si trova la farmacia, e restiamo in piano tenendo sempre il fiume sulla nostra sinistra.
05 La Calata del Vicario - foto Daniele GirolimettiSuperiamo il cimitero e dopo 350 m la strada si infila in un sottopasso che ci permette di oltrepassare la SS 77. Siamo nella frazione di Bavareto che aggiriamo tenendoci sulla destra, proprio a fianco della sede autostradale, fino a raggiungere un bivio sulla destra ben indicato dalla segnaletica del Cfm [3.4 – km 11,8]. Ci inoltriamo lungo uno sterrato che costeggia sulla sinistra un parco giochi per bambini, passa davanti a un depuratore ed entra in un cancello. Giriamo a destra passando sotto i piloni della superstrada e raggiungiamo uno spiazzo imbrecciato che attraversiamo piegando verso sinistra. Attenzione: un picchetto in legno con i colori e l’acronimo Cfm ci segnala l’imbocco del sentiero che si inoltra nel bosco costeggiando il fiume Chienti sempre sulla nostra sinistra. In alcuni periodi dell’anno il piccolo camminamento potrebbe assottigliarsi ancor più con la crescita della vegetazione. In questo tratto occorre prudenza: la gola si restringe per cui siamo costretti a superare di traverso due rocce verticali sul fiume. Sono state messe delle corde di sicurezza ma manteniamo estrema cautela nell’attraversamento.
Usciamo dal bosco all’altezza di una piccola centrale idroelettrica di fronte alla quale guadiamo il fiume per portarci nell’altro versante orografico. Imbocchiamo lo sterrato che ci porta al ponte della SS 77 che attraversiamo da sotto e procediamo sulla destra su evidente strada di terra. Dopo 500 m abbandoniamo la stradina e prendiamo sulla destra un sentiero che di nuovo scende tra gli alberi, attraversiamo un ponticello pedonale di ferro e giriamo a sinistra costeggiando il canale artificiale che eroga l’acqua al mulino più a valle. Ritroviamo i piloni della superstrada che superiamo dal sottoponte e dopo neanche 100 m siamo al B&B Il mulino di Gelagna [3.5 – km 14,4], ottimo luogo per una sosta rigenerante all’ombra e per la visita alla vecchia centrale idroelettrica.
Continuiamo dritti superando un ponticello e poi saliamo sulla sinistra fino all’ultima casa del piccolo borgo di Gelagna Bassa. Dopo 20 m la segnaletica del Cfm ci invita a prendere a destra un piccolo sentiero nel bosco. Ci si mantiene per 1 km su falsopiano costeggiando il fiume Chienti fino a un antico ponte romanico sulla destra. Non lo attraversiamo ma prendiamo la strada sterrata che sale sulla sinistra. La salita termina dopo 1,5 km passando davanti a una azienda agricola: qui al bivio ci teniamo sulla destra e dopo 500 m in falsopiano raggiungiamo il santuario Madonna Col de’ Venti, la cui postazione arroccata già abbiamo scorto da tempo. Il terrazzo del santuario è un ottimo punto panoramico sui Monti Sibillini. I “cerotti” della chiesa e la fontanella ormai senz’acqua ci ricordano che stiamo entrando in uno dei territori più colpiti dal sisma del 2016. Dal piazzale asfaltato della chiesa un sentiero piega sulla destra decisamente in discesa in direzione Muccia, che già vediamo dall’alto. La pendenza e la sdrucciolevolezza del sentiero meritano un po’ di attenzione. La discesa converge sul tornante della strada asfaltata, ma tenendosi sulla destra la evita completamente, permettendoci di raggiungere dall’alto le prime case dell’abitato di Muccia. Una rampa di scale ci conduce in piano in via Compo della Fiera. Giriamo a sinistra e dopo pochi metri ci ritroviamo in piazza della Vittoria, la piazza centrale del Comune di MUCCIA, cuore ferito dal terremoto. Una fontana di acqua fresca al centro è ciò che resta del centro storico di questo fervido borgo appenninico [3.6 – km 18,9]. All’angolo con l’ex ristorante Dal Cacciatore seguiamo via Spinabello fino all’intersezione con la provinciale 256 proveniente da Camerino, che prendiamo a destra fino a intercettare di nuovo la SS 77 che attraversiamo per poi salire sul greto e sul piazzale di fronte, dove si trovano i container del dopo sisma. Uno di questi ospita l’attuale sede comunale, che sarà lieta di apporre il timbro sulla credenziale dei pellegrini.
02 S. Francesco PieveboviglianaAttraversato il piazzale giriamo a sinistra in via delle Piane. Camminiamo su asfalto, procedendo sempre dritti, per 2 km, tenendo sulla sinistra il campo sportivo, passando sotto l’ennesimo cavalcavia della superstrada e, sempre procedendo dritti, superando la danneggiata frazione di Giove fino all’incrocio con la SP 209 per Visso. Attraversiamo la provinciale e prendiamo lo sterrato di fronte, ben indicato dalla segnaletica del Cfm, che ci porta verso villa Maddalena, un complesso architettonico rurale del XVI secolo. Lasciamo la villa sulla destra continuando lungo il sentiero che si inoltra tra i campi coltivati; dopo 800 m, grazie a un ponticello pedonale di legno, riattraversiamo il fiume Chienti per prendere a sinistra una strada sterrata e giungere all’ormai dissestato convento di San Francesco [3.7 – km 22,5].
Continuiamo per altri 300 m sulla strada asfaltata fino all’incrocio con la SP 99 per Pievebovigliana, che attraversiamo procedendo dritti in direzione del Castello di Beldiletto che vediamo alla nostra sinistra. Percorriamo altri 200 m fino a un incrocio [3.8 – km 23,3]: qui sulla destra parte il percorso pedonale per PIEVEBOVIGLIANA (frazione del Comune di Valfornace) nel caso in cui si volesse usufruire delle sue strutture d’accoglienza, ma teniamo presente che è qui che dovremo tornare per concludere questa tappa. Procediamo dritti, sempre in piano e su asfalto, per 900 m fino a un pannello turistico/ambientale posto sulla sinistra, dove la segnaletica del Cfm ci invita a prendere un sentiero a sinistra in discesa verso il lago di Polverina (tutelato dall’Oasi di protezione faunistica di Polverina), che ci permette di apprezzare la bellezza del bacino ed evitare l’asfalto della strada. Lo percorriamo tutto per 1,2 km fino a giungere quasi alla diga, tenendoci sempre sulla parte più vicina alla riva fino all’ultima radura, dove siamo costretti a risalire sulla strada asfaltata. Per chi non volesse percorrere la variante segnalata del sentiero la carrozzabile rimane comunque un’alternativa più rapida. Giunti all’altezza della diga procediamo per 700 m fino a incrociare sulla sinistra una strada bianca cinta da querce, che prendiamo per inoltrarci tra recinti e le prime case dell’abitato di Polverina. Nel punto in cui lo sterrato termina sull’asfalto giriamo a sinistra, attraversiamo il ponte sul fiume Chienti e incrociamo di nuovo la SS 77 [3.9 – km 26,8]. Da qui possiamo raggiungere le varie opzioni disponibili per il pernotto, per poi tornare per affrontare la tappa successiva.

 

Plestia

01Il pianoro di Colfiorito fu abitato sin dal Paleolitico Superiore. Le attestazioni storiografiche latine ci indicano un importante centro cultuale dedicato alla Dea Cupra, confermato dalle testimonianze archeologiche. La Dea Cupra, identificata dai Latini con la Dea Bona, era una divinità legata al culto delle acque e veniva venerata, seppur con nomi leggermente diversi, dagli Umbri, dai Piceni, dagli Etruschi e da alcuni popoli del mare. Notiamo ancora una volta i forti vincoli che univano i due versanti dell’Appennino, che, come disse l’amico del Cammino Gianluca Diamanti, “è l’unica catena che non divide.” Divenuta dominio romano, Plestia fu Municipio della Regione VI Augustea. Dell’antica città, che sorgeva nel luogo ove si erge tuttora la chiesa di S. Maria di Pistia, nessun vestigio resta più sopra terra, ma nel corso dei lavori agricoli spesso s’incontrano antichi muri e materiali costruttivi. Nella zona si sono avuti inoltre notevoli ritrovamenti della prima Età del Ferro attestanti l’importanza di quel centro anteriore al dominio romano. Sede vescovile, sulla fine del sec. V, la città di Plestia fu menzionata per l’ultima volta sotto Ottone III, che nel 996 vi emanò due diplomi e poi, nell’XI sec. misteriosamente e improvvisamente sparì, forse in seguito all’inondazione e all’impaludamento del contiguo lago, dando vita a vari castelli circonvicini che dell’antica città utilizzarono le pietre. Il materiale ritrovato ad oggi è in gran parte esposto al Museo Archeologico di Colfiorito.

MUSEO ARCHEOLOGICO DI COLFIORITO (MAC)

  • Orario invernale (da ottobre a marzo): Ven 10,00-13,00; Sab-Dom 10,00-13,00 e 15,00-18,00
  • Orario estivo (da aprile a settembre): Ven 10,00-13,00; Sab-Dom 10,00-13,00 e 16,00-19,00

Ingresso: 3 € (ridotto) – 4 € (intero)
Info: 0742.681198 (Mac) – 0742.330584 (Palazzo Trinci)

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Chiesa di Santa Maria di Plestia

01 Basilica di Plestia - foto Aldo Cavini Benedetti
Da Colfiorito subito si incontra la basilica di Santa Maria di Plestia, che segna il confine tra Umbria e Marche. Lo stesso edificio è diviso tra le due regioni: la navata, la cripta e l’altare sono nelle Marche, mentre il sagrato, con la colonna d’angolo del porticato, è in Umbria. Sorta su un tempio romano, Plestia venne cristianizzata nel 250 da san Feliciano, e diventò sede vescovile intorno al 500. La basilica, distrutta da un terremoto, fu riedificata più o meno nell’anno Mille. Le recenti vicende sismiche l’hanno resa purtroppo inagibile e quindi non visitabile all’interno, ma vale la pena soffermarsi ad ammirare la bella e semplicissima facciata in pietra in stile protoromanico, circondata da un atrio retto da pilastri che corre lungo il lato.

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E se capitate a tempo giusto…

02 Colfiorito - Montelago Celtic FestivalSe programmate il vostro cammino in alcuni precisi momenti dell’anno potreste far combinare l’esperienza francescana con due eventi, diversi tra loro ma unici e assolutamente di grande fascino, che si svolgono agli altopiani plestini.
Il primo è la Processione Penitenziale che si svolge il Venerdì Santo di ogni anno a Colfiorito. Alle ore 21, dalla chiesa parrocchiale, esce una processione particolarmente suggestiva e scenografica, soprattutto per la presenza di numerosi uomini penitenti incappucciati, scalzi, con lunghe catene ai piedi da trascinare e una croce sulle spalle. Viene accompagnata da un canto di antichissima tradizione che alle strofe del Miserere di un coro maschile intercala quelle dello Stabat mater di un coro femminile.
Il secondo è il Montelago Celtic Festival che si svolge ogni anno nel primo week end di Agosto nei prati di Taverne di Serravalle di Chienti. E’ una manifestazione internazionale di musica e cultura celtica che richiama oltre 20.000 persone da tutta Europa. Il pubblico si accampa nell’altopiano con tende e camper e vive, come in una Woodstock moderna, tre giorni lontano dalla frenesia della vita moderna, in costume storico e danzando sulle note arcaiche di arpe e cornamuse. Info e programma su
www.montelagocelticfestival.it

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Botte di Varano

03 Botte Varano - foto Luciano MonceriPoco prima di uscire dall’Altopiano di Colfiorito, in località Fonte delle Mattinate, (tra l’altro non dimenticate di fare qui rifornimento d’acqua: è una delle acque più buone dell’intero Cammino Francescano della Marca), nascosto dalla vegetazione, c’è l’ingresso di una delle opere idrauliche rinascimentali meglio conservate e imponenti d’Italia: la Botte Varano. Questa importante opera in pietra squadrata, commissionata da Giulio Cesare Varano da Camerino, fu costruita nella seconda metà del ‘400 su progetto di ingegneri idraulici fiorentini per drenare le acque palustri e rendere così coltivabili altri terreni. Le acque di drenaggio fuoriescono a monte di Serravalle alimentando il corso del Fiume Chienti che diventerà, lungo il suo tragitto, il secondo fiume dal bacino imbrifero più grande delle Marche. Durante i lavori di restauro dopo il terremoto del 1997, si scoprì un condotto simile e parallelo creato in epoca romana. Entrambe le strutture sono visitabili tutti i giorni su prenotazione telefonica agli uffici comunali o alla Pro Loco di Serravalle di Chienti.

BOTTE DEI VARANO e CONDOTTO ROMANO
Apertura su prenotazione per gruppi di almeno 5 persone
INGRESSO: Euro 5,00
Info: 339-6372705 oppure 329-9785199

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I dinosauri di Serravalle di Chienti

Passando per Serravalle di Chienti una visita merita il Museo Paleontologico dove sono visibili resti fossili di mammuth, ippopotamo, rinoceronte, elefante di origine africana, tigre dai denti a sciabola, orsi, cervidi di piccola taglia e di grandi dimensioni di 900.000 anni fa. Tali sorprendenti resti animali provengono da due scavi fatti in territorio comunale nelle frazioni di Collecurti e Cesi che rappresentano la più antica testimonianza in Italia degli eventi migratori ed evolutivi manifestatisi alla fine del Pleistocene inferiore. Ancora una volta l’ambiente paludoso dell’Altopiano di Colfiorito ci racconta un’altra storia che si perde nella notte dei tempi. I reperti sono visitabili tutti i giorni su prenotazione telefonica agli uffici comunali o alla Pro Loco di Serravalle di Chienti.

MUSEO PALEONTOLOGICO ARCHEOLOGICO (MUPA) di Serravalle di Chienti
aperto solo Domenica 10,00-13,00 o su prenotazione telefonica
INGRESSO: Euro 1,00 (ridotto) – Euro 2,00 (intero)
Info: 339-6372705 oppure 329-9785199

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La Calata del Vicario

06Tra Serravalle e la frazione di Gelagna Bassa, la valle del Chienti si restringe in una stretta gola rocciosa che costringe il sentiero del Cammino Francescano della Marca a percorrere il lungo fiume transitando per insidiose roccette spesso scivolose. Attenzione! È uno dei pochi punti del Cammino che ha bisogno di essere attraversato con cautela. Per aiutare il passaggio questo tratto è stato attrezzato con delle corde fisse. Questo fu fatto conseguentemente alla caduta nel fiume Chienti di uno dei promotori del cammino durante un sopralluogo: l’allora Vicario Vescovile Don Paolo Giulietti (autore tra l’altro di varie guide sui pellegrinaggi). Siccome il Cammino vive di molte esperienze personali e anche di un buon spirito goliardico e visto che la vicenda soprattutto si concluse positivamente, l’incidente divenne simpaticamente il pretesto per creare una nuova toponomastica e il luogo fu battezzato La Calata del Vicario. Di queste storie ne troverete altre lungo tutta la Via e sicuramente andranno ad aumentare nel corso degli anni.

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Mulino e centrale idroelettrica di Gelagna Bassa

La centrale idroelettrica di Gelagna Bassa, costruita nel 1913, produce ancora energia elettrica dopo tre generazioni grazie agli stessi macchinari di allora! E’ stata solo la passione del titolare Fausto Barboni a mantenere in ottimo stato e in funzione quel che sembra un luogo di archeologia industriale. E il mulino che la ospita, risalente al 1600, è semplicemente incredibile. Luogo simbolico non soltanto dell’economia locale, ma soprattutto dello spirito conservatore e allo stesso tempo imprenditoriale che alimenta il popolo marchigiano, rappresenta per Fausto il poetico e profondo riconoscimento delle proprie radici. Ma non è tutto: all’interno del mulino il signor Barboni ha allestito un piccolo B&B e siccome il Cammino Francescano della Marca ci passa proprio davanti, vale la pena sostarci se non altro per sentire qualche appassionata storia della sua famiglia di sognatori. Per contatti e prenotazioni: Fausto Barboni tel. 335 711 9520 www.ilmulinodigelagna.it

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Chiesa di Madonna Col dei Venti e Eremo del Beato Rizzerio

07 Eremo Beato RizzerioEntrati in territorio comunale di Muccia dopo aver sfilato alla sinistra di un ponte romanico, il Cammino Francescano della Marca procede in salita fino al colle della Chiesa di Madonna Col dei Venti, santuario meta di pellegrinaggi completamente ricostruito nel XIX secolo sulle fondamenta di uno precedente del XIV secolo. Dal suo terrazzo posto alla sommità del crinale lo scorcio è ampio con vista sulla Val di Chienti, sui profili dei Monti Sibillini e sul sottostante borgo medievale di Muccia. Con una deviazione di circa due chilometri dal Cammino, da qui si può raggiungere un eremo abitato dal Beato Rizzerio da Muccia. Rizzerio, nato da famiglia nobile e facoltosa, conobbe Francesco durante la sua predicazione bolognese e lo seguì divenendo uno dei più devoti seguaci del Poverello d’Assisi. Si ritirò poi qui a condurre un’esistenza eremitica in una grotta dove morì il 7 febbraio 1236. Un’originale torre sbrecciata fa da contrasto alla solidità del corpo centrale dell’Eremo, quasi a simboleggiare la futilità dei beni terreni contrapposta alla solidità della croce di Cristo. Oggi l’eremo è diventato un organizzato centro di accoglienza per ritiri spirituali e pellegrini e vi si può pernottare e ristorare prenotando sul sito www.eremodelbeatorizzerio.it

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Muccia

08 MucciaAbitata fin dal Neolitico la leggenda vuole che Muccia sia stata fondata da Muzio Scevola, l’aristocratico romano celebre per l’eroico gesto della mano bruciata di fronte al comandante etrusco Porsenna. A questo episodio leggendario anche il Comune di Muccia ha voluto dare il suo tributo coniando lo stemma araldico comunale in cui è raffigurata una mano posta su di un braciere; tuttavia la vera origine toponomastica rimane incerta. La prima vera documentazione storica di Muccia si ha nell’XI sec. quando, lungo il fiume Chienti, si iniziano a costruire numerosi mulini per le granaglie poi fortificati intorno al XIII sec. dai Varano di Camerino. Oltre al piccolo ma delizioso centro storico, abbracciato dal fiume Chienti, da visitare sono la parrocchiale di San Biagio, edificata su un’antica chiesa abbaziale custode di una statua lignea policroma di San Sebastiano (XV secolo) di pregevolissima fattura e gli affreschi di Andrea de Magistris che decorano la chiesa di Santa Maria di Varano.

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Maddalena di Muccia

Crocevia di importanza strategica, Maddalena di Muccia è stata fin dall’antichità per pellegrini, viandanti e mercanti la porta delle due principali direttrici che dalle Marche conducevano in Umbria. Da una parte la val di Chienti verso Foligno e dall’altra la Valnerina che, passando per Visso, raggiunge Terni. Anche per i viator motorizzati della contemporaneità resta un importante svincolo con tutti i servizi connessi: aree di servizio, negozi, alberghi, ristoranti e centri commerciali. Il nome deriva da un delizioso borgo privato, Villa Maddalena, accanto al quale transita il cammino. All’interno vi è una chiesa dedicata alla Maddalena, inglobata successivamente nella villa che venne edificata nel XVII sec. su un insediamento preesistente. Fu il Cardinale Angelo Giori, originario di Capodacqua di Pieve Torina, Maestro della Camera Apostolica, ad ordinarne la costruzione. Il Cardinale fu molto legato al Papa Barberini salito al soglio col nome di Urbano VIII, al punto che nella villa ricorre spesso lo stemma araldico del Papa con le sue tre api.

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Chiesa Convento di S. Francesco di Pievebovigliana

02 S. Francesco PieveboviglianaUscendo dal sentiero che costeggia il fiume Chienti, appena entrati in Comune di Pievebovigliana, in località Pontelatrave, il Cammino Francescano della Marca transita a fianco del convento di San Francesco, che secondo la tradizione è stato fondato intorno al 1215 dallo stesso santo nei boschi in cui trovò riparo e silenzio. Nella chiesa del convento si possono ammirare gli affreschi che ritraggono i momenti salienti della vita del Poverello. All’esterno si trova un pozzo, citato anche nei Fioretti, presso il quale, secondo la leggenda, san Francesco tramutò l’acqua in vino per dissetare gli operai impegnati nella costruzione dell’edificio.

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Castello del Beldiletto

Tra il 1371 e il 1381 i Varano, signori di Camerino, costruiscono, nella pianura sottostante, il castello di Beldiletto, sontuosa e splendida residenza estiva della potente famiglia. In queste sale, riccamente affrescate, nel 1382 sono stati ospitati Luigi I d’Angiò e Amedeo VI di Savoia. Nel 1419, il castello viene conquistato da Carlo Malatesta, signore di Rimini,, il quale viene successivamente sconfitto dagli stessi Varano con l’aiuto di Braccio da Montone. Nel 1510 vi soggiornò Papa Giulio II con tutto il suo seguito composto da ben 7 cardinali e 200 uomini d’arme. Qui si trova la Chiesa di S. Maria Assunta la cui cripta è rimasta intatta dalle varie vicende e risale ai secoli a cavallo fra il XI e il XII. La parte superiore della chiesa fu completamente ricostruita e poi restaurata nel XIX sec. Nella sala più grande del castello sono visibili i resti di un vasto ciclo pittorico del XV sec. in cui Roberto il Guiscardo, suo figlio Ruggero Re di Napoli e Tancredi d’Altavilla insieme a oltre sessanta cavalieri sono protagonisti di gesta cavalleresche.

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