Da Venarotta a Montedinove

Distanza: 19,9 km. – Asfalto: 20% km. – Sterrato: 80%. - tempo di percorrenza: 7 ore - Difficoltà: impegnativa

altezza massima: 700 mt. - Partenza: 435 mt. – arrivo: 515 mt. – dislivello(+): 900 mt. – dislivello(-): 800 mt.

Avvertenze

Questa bretella, che giunge a Montedinove per fare poi ritorno a Venarotta in bus passando da Ascoli Piceno, allunga di una tappa il cammino, ma è consigliata perché passa per luoghi francescani di rilievo, come Poggio Canoso con l’eremo di San Francesco e Montedinove, e percorre ambienti di grande interesse naturalistico come i crinali dei calanchi del monte Ascensione. Impegnativo lo strappo in salita che conduce a Montedinove e poche le fonti d’acqua lungo il percorso.

Descrizione

Avete scelto di regalarvi un giorno in più: nell’affrontare questa tappa ricordate di fare provvista d’acqua perché fino a Montedinove non troveremo fonti pubbliche. Dalla chiesa ottagonale del Cardinale prendiamo a destra su asfalto seguendo le indicazioni stradali per Vallorano/Castellano/Cepparano. Dopo 900 m, all’altezza di una curva a gomito, abbandoniamo la strada asfaltata e prendiamo uno sterrato che prosegue dritto rispetto alla nostra direzione di marcia. Ci inoltriamo in discesa tra gli alberi per 300 m fino a un incrocio a T ben marcato dalla segnaletica del Cfm [VM.1 – km 1,2]. Pieghiamo a destra su strada di terra in discesa che ben presto diventa sentiero. Scendiamo a filo di placche di roccia arenaria per 550 m e al primo bivio proseguiamo sul sentiero a destra fino a raggiungere, dopo altri 550 m, un trivio di strade sterrate. Prendiamo quella a sinistra che sale verso il gruppetto di case di contrada Salara e all’altezza della prima casa proseguiamo sulla destra in discesa. In meno di 300 m raggiungiamo l’alveo del torrente Chiaro, che dobbiamo guadare utilizzando le pietre a pelo d’acqua. Attenzione: in periodi di piogge il livello dell’acqua potrebbe salire per cui saremmo costretti a superare il torrente a piedi scalzi o con calzari impermeabili. Passato il guado troviamo un bivio con segnaletica del Cfm: proseguendo diritti ci si dirige ad Ascoli Piceno, mentre noi giriamo a sinistra verso Montedinove [VM.2 – km 2,7].
Il sentiero attraversa un piccolo fosso e dopo 100 m svolta a destra salendo a zig zag su una parete di arenaria e infilandosi nel folto della vegetazione fino a diventare, dopo 400 m, strada di terra che attraversa una tartufaia sulla destra per poi entrare nell’ombra di piante ad alto fusto. Continuiamo fino all’incrocio con un sentiero che scende sulla destra e qui teniamo la sinistra procedendo in salita fino a confluire sulla strada asfaltata all’altezza del cimitero di Casalena [VM.3 – km 3,8]. Imbocchiamo a sinistra la strada seguitando su asfalto per 350 m, quindi prendiamo la strada di cemento a destra, in salita più erta, per entrare tra le vecchie case di Casalena.
Attraversiamo tutto il borgo e scendiamo fino alle ultime case dove si apre uno slargo in cui è presente anche una fontana di acqua fresca: proseguiamo diritti fino a un’edicola votiva che vediamo di fronte a noi e prendiamo lo sterrato di destra. Procediamo in leggera salita senza mai abbandonare la strada sterrata, incontrando dapprima un gruppetto di case e ruderi sulla sinistra (qualche bella pietra antica sui portali) e poi, dopo circa 800 m, un’altra casa abbandonata sulla destra dove la strada brecciata diventa sentiero fino ad arrivare a un bivio di sentieri [VM.4 – km 6,3].
Prendiamo quello a destra che continua a salire e in breve tempo ci troviamo nell’ambiente lunare e affascinante dei calanchi. Il sentiero ne percorre uno su crinale. Prestiamo attenzione: in alcuni punti la linea del percorso è sottile, e sotto i nostri piedi il pendio è ripido. Raggiungiamo uno sterrato erboso in prossimità di un rudere e lo per- corriamo in salita fino a un recinto per il bestiame per poi ridiscendere nell’altro versante per pochi metri fino alla confluenza della strada asfaltata SP 14 [VM.5 – km 8], che prendiamo a destra. Dopo 1,3 km raggiungiamo l’incrocio con la SP 24, dove svoltiamo a sinistra in discesa per altri 700 m fino a intercettare, meno di 150 m dopo un’ampia curva a destra, uno sterrato sulla sinistra ben indicato dalla segnaletica del Cfm. Lo percorriamo tutto in discesa fino alla piazzetta del borgo di POGGIO CANOSO [VM.6 – km 11,9], frazione del Comune di Rotella. Arrivati in piazza giriamo sulla destra e prendiamo lo sterrato in falsopiano che in 200 m conduce a un ponte in parte occluso da una frana: in attesa dei lavori di ripristino dovremo superarlo con qualche passaggio scomodo (ma non pericoloso), proseguendo poi sulla nostra sinistra. Dopo 200 m, poco prima di una casa, sulla destra prendiamo un sentiero che sale tra la vegetazione e arriva a un’ampia radura erbosa chiusa da recinto mobile, dove pascolano gli animali del convento di San Francesco, che vediamo in alto a destra: noi dobbiamo prendere sulla sinistra e costeggiare la radura in senso orario tenendo sempre il recinto sulla destra fino alla sommità del colle del convento [VM.7 – km 12,9]. Siamo in uno dei luoghi che la tradizione vuole costruiti proprio dal Poverello di Assisi, e tra i meglio conservati. La chiesa merita una visita e un momento di pausa anche per rifornirsi d’acqua alla fontanella.
Proprio di fronte al convento attraversiamo la strada asfaltata e prendiamo una mulattiera di terra che sale tra le piante; dopo 100 m giriamo a destra continuando a salire su un sentierino a bordo di un campo aperto coltivato tenendo gli alberi della macchia sulla sinistra. Arriviamo a intercettare una strada di terra che parte alla nostra destra dal gomito di un tornante della SP 24 e la prendiamo a sinistra, procedendo sulla mulattiera tra gli alberi. La percorriamo tutta per 500 m fino a una casa sulla nostra destra. Da lì seguiamo sulla sinistra uno sterrato che scende fino a confluire su una strada asfaltata, che prendiamo a sinistra, scendendo ancora per 400 m fino a incrociare di nuovo la SP 24. Giriamo a destra e seguiamo la provinciale che, entrando nel capoluogo comunale di Rotella, prende il nome di via delle Frazioni, e quindi giriamo a sinistra in piazza Europa [VM.8 – km 15,2]. Da qui entriamo nel centro storico prendendo a destra via Umberto I, che percorriamo tutta fino alla torre dell’orologio. Svoltiamo a sinistra in via XX Settembre fino alle ultime case del centro storico. La segnaletica del Cfm ci invita a questo punto a scendere su un sentiero che piega sulla destra in direzione del fondovalle, che attraversiamo guadando facilmente il fiume Tesino. Procediamo su strada di terra in salita per 600 m e al bivio, all’altezza di un piccolo gruppo di case sulla sinistra, pieghiamo decisamente a destra in discesa continuando su uno sterrato che, costeggiando dei vigneti, arriva a una casa colonica. Poco prima della casa giriamo a sinistra su un’altra strada di terra che costeggia sempre i vigneti e che dopo 300 m termina su strada asfaltata. La attraversiamo e, proprio di fronte a noi, continuiamo dritti su mulattiera costeggiando la vigna e quindi il capannone dell’azienda vitivinicola Le Casette [VM.9 – km 17]. Attraversiamo la stradina asfaltata e giriamo a sinistra tenendo sulla destra una casa abbandonata. Subito incontriamo due strade di terra: prendiamo quella a destra in piano e ci inoltriamo su sentiero a bordo di un campo per 350 m, dopodiché il sentiero scende nel mezzo di un campo fino a un fosso, che attraversiamo; seguitiamo sulla destra, costeggiando dapprima la fronda boscosa, poi inoltrandoci per circa 150 m su campo, avendo come riferimento le paline della condotta di metano, fino all’uscita su una sterrata, strada di ingresso dell’ormai chiuso agriturismo Valle dei Piceni, che vediamo in alto a sinistra. Giriamo a destra per pochi metri e subito pieghiamo a sinistra sul sentiero che sale verso il crinale della collina, ben indicato dalla segnaletica del Cfm [VM.10 – km 18]. Da qui comincia il sentiero delle querce che con ripida ascesa, costeggiando i campi, procede verso Montedinove. Dopo poco più di 700 m intercetta la strada asfaltata che porta al comune, ma noi continuiamo dritto sul sentiero, passando attraverso qualche casa sparsa di campagna, e saliamo tra querce secolari fino a un quadrivio sotto le mura del paese. Qui, seguendo la segnaletica, saliamo a sinistra per 50 m e ci troviamo di fronte l’ingresso del paese: proseguiamo dritti tra i vicoli per arrivare in piazza Cino del Duca. Dalla piazza scendiamo lungo via Umberto I sfociando in via Giosuè del Duca, che prendiamo a destra per girare subito a sinistra in contrada Parlamento. Seguiamo la stradina lastricata in discesa e sbuchiamo nuovamente in via del Duca, che seguiamo a destra per 100 m fino a incrociare la SP 23, attraversata la quale raggiungiamo il convento di San Tommaso di Canterbury, meta finale della tappa [VM.11 – km 19,9]. Da qui per proseguire il cammino dovremo tornare indietro: gli autobus delle linee Start ci portano ad Ascoli Piceno (il tragitto può variare da poco più di un’ora a oltre due ore a seconda delle coincidenze) dove prendere la connessione, sempre con le linee Start, che in circa mezz’ora ci farà rientrare a Venarotta.

 

Monte Ascensione

02 Monte AscensioneCome ci si avvicina ad Ascoli Piceno sempre più si delinea il particolare profilo a gradoni del Monte Ascensione (1110 mslm) che si erge solitario nella fascia sub-appenninica del Piceno. Nei secoli sia il suo nome che il suo profilo hanno evocato miti, suscitato emozioni e raccontato leggende e tradizioni. Il primo dei nomi che l’Ascensione ha avuto e che la storiografia ci tramanda è Monte Nero che ha due possibili interpretazioni: l’una rimanda alla folta boscaglia, l’altra lo lega al culto delle acque dei piceni poiché si pensava che la fonte qui presente fosse custodita dalle Nereidi. Il secondo oronimo, Polesio, lo troviamo nei documenti medievali e anche in questo caso l’interpretazione è assai ardua. La più affascinante è che sia l’unione di pol- (dal termine osco-sabello che indicava un monte) e Esu divinità centro-italica legata alle acque sacre. Un’altra possibile interpretazione è legata alla leggenda di Polesia, figlia di un illustre politico romano convertita al cristianesimo da S. Emidio. Costretta a fuggire perché perseguitata dal padre venne inghiottita da una voragine del monte su cui oggi è costruito un santuario a lei dedicato e meta di pellegrinaggio per ascolani e abruzzesi. Tradizione vuole che i pellegrini portano un sasso, prelevato tra i ciottoli del torrente Chiaro a fondovalle, e lo lasciano come omaggio alla santa nella fenditura che l’avrebbe nascosta. In tempi passati era sovente vedere mucchi di pietre lungo il crepaccio. Inoltre si dice che chi in vita non abbia compiuto almeno una volta il pellegrinaggio al Santuario dovrà compierlo in forma di lumaca dopo la morte. Molte donne e bambini che ancora oggi compiono il cammino, quasi inconsapevolmente, se vedono una lumaca la trasportano in alto aiutando così un’anima a compiere la sua fatica.

next ➧

I Calanchi

Altro aspetto tipico del paesaggio che si incontra con il Cammino Francescano della Marca poco prima di Ascoli Piceno percorrendo l’alveo del torrente Chiaro è quello dei calanchi, fenomeno geomorfologico di erosione del terreno che si produce per l’effetto di dilavamento delle acque. In tutto il territorio piceno i colli sono soggetti a questo processo; l’Ascensione e i vicini territori di Castignano e Appignano del Tronto ne sono l’emblema. Affascinanti e allo stesso tempo terribili donano all’occhio che sa ancora emozionarsi un misto fra maestosità e pericolosità, di qualcosa di inantropizzabile e selvaggio. Un paesaggio ocra chiaro con violenti dirupi e coni aguzzi senz’alberi e senz’erba, scavati dalle acque in buche, piagge di aspetto maligno, come un paesaggio lunare e da ogni parte non altro che precipizi di argilla su cui le case stanno come liberate nell’aria. Sulle “ripe”, termine dialettale che sta per calanchi, è stata ipotizzata un’antica strada romana che collegava la colonia di Ascoli a quella di Fermo in seguito al rinvenimento di un miliare.

next ➧

Poggio Canoso


Castello del Comune di Rotella, il piccolo centro abitato ai piedi del monte Ascensione conserva intatta l’atmosfera medievale del suo impianto storico. Le sue due porte, quella a sud ormai crollata e quella a nord, ancora in buono stato di conservazione, erano le uniche vie di accesso al borgo cinto da robuste mura difensive. All’interno della porta sud, che si presenta con un portale romanico ad arco falcato del XIII secolo, ce n’è un’altra più interna e più antica. L’abbandono dell’abitato ha reso Poggio Canoso un piccolo gioiello senza vita, come un set cinematografico rimasto in piedi dopo le riprese di un film ambientato nel Medioevo.

next ➧

Eremo di San Francesco di Rotella

A poca distanza da Poggio Canoso l’eremo di San Francesco di Rotella è uno dei primi eremi francescani delle Marche: la tradizione infatti vuole che sia stato proprio san Francesco a scegliere il luogo della sua edificazione durante il suo viaggio ad Ascoli Piceno nel 1215, e oggi è ancora visitabile la stanzetta dove il santo pernottò per l’occasione. Dopo anni di abbandono, il convento e la chiesa sono tornati a vivere grazie alla nuova comunità religiosa che lo abita, i discepoli di Maria di Nazareth. Ne fanno parte giovani provenienti da tutta Italia, ispirati dalle comunità benedettine e francescane, che oltre a fare i muratori, i pastori di greggi e gli agricoltori si prestano come volontari nelle comunità in difficoltà del post sisma (per visite e informazioni: padre Roberto Basilico, tel. 331-38.34.086).

next ➧

Montedinove

Il borgo medievale di Montedinove regala, dalla sua postazione a nido d’aquila, una delle viste più complete del territorio marchigiano, che spazia dal monte Conero sul mare alla catena dei Sibillini. Conserva ancora le mura medievali e l’impianto originale dei vicoli. Sono ancora evidenti i resti delle fortificazioni come la Porta della Vittoria del XII secolo e i ruderi della torre medievale. Di notevole interesse sono gli edifici del centro storico come il Palazzo comunale che, nonostante i numerosi rimaneggiamenti, conserva ancora oggi l’antica eleganza del primitivo impianto. Da vedere la chiesa di San Lorenzo e la chiesa di Santa Maria De’ Cellis, importante testimonianza della presenza dei Templari nelle zone del piceno, come dimostrato dal portale dove sono scolpiti simboli legati all’antico ordine cavalleresco: la croce, il cerchio e la margherita a cinque petali. L’interno conserva un affresco della Madonna della Misericordia del Confini e, dietro l’altare, uno splendido crocifisso del Trecento. Tappa obbligata è quella al convento di San Tommaso di Canterbury che conserva, nell’interno a una navata con bel soffitto a cassettoni, alcune reliquie del santo.

next ➧