Da Pievefavera a Montalto di Cessapalombo

Distanza: 6,1 km. – Asfalto: 4,41 km. – Sterrato: 0,2 km. – Sentiero: 1,49 km. - tempo di percorrenza: 2 ore - Difficoltà: facile

altezza massima: 594 mt. - Partenza: 415 mt. – arrivo: 594 mt. – dislivello(+): 300 mt. – dislivello(-): 180 mt.

Avvertenze

È la tappa più breve di tutto il cammino e per questo si consiglia di fare la variante che porta a Caldarola da Castiglione di Croce per visitarne le bellezze artistiche e architettoniche. Nessuna difficoltà se non qualche passaggio su erba alta e vegetazione che tende a chiudersi.

Descrizione

Dalla porta superiore di Pievefavera si gira destra per imboccare una strada sterrata che poco dopo diventa sentiero e conduce alla frazione di Castiglione di Croce (1,3 km.): si attraversa l’abitato e si continua su strada carrozzabile franata ormai divenuta sentiero fino al Castello di Croce. Si prosegue diritto per sentiero che scende fino alla sottostante strada asfaltata che conduce al Castello di Vestignano (1,2 km.). Si prosegue poi, su asfalto, sulla strada conosciuta come Sentiero dei Partigiani, fino al Castello di Montalto di Cessapalombo (2,8 km.)

Castello di Pievefavera

Piccolo gioiello quasi del tutto intatto, il castello di Pievefavera domina la valle del Chienti con una straordinaria vista sul lago di Caccamo e sulla piana di Caldarola. Famoso per i suoi frantoi a pietra attivi e conservati gelosamente nei seminterrati del Palazzo Sparapani, il borgo mantiene inalterato il fascino della sua lunga storia. I vicoli, gli archi, le piagge raccontano ancora di quando a vivere il paese erano solo pedoni e animali da soma. Se poi capitate durante le feste di Natale non perdetevi il suggestivo presepe vivente realizzato per le vie e le piazzette dell’abitato.

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Caldarola

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Da Pievefavera con una deviazione di circa 2 km si giunge al capoluogo territoriale di Caldarola. Terra d’arte e di castelli, Caldarola, nonostante i danni subiti dal sisma 2016, stupisce il visitatore con il sapore fiabesco del suo castello dalle merlature guelfe, con il il suo raffinato assetto urbano che ne fa un autentico gioiello di architettura e urbanistica cinquecentesca, con le sue importanti testimonianze romane e medievali che riempiono di storia gli affascinanti scenari naturali del territorio circostante. Il paese risente in particolare dell’intensa opera di aggiornamento urbanistico promossa da papa Sisto V nei cinque anni del suo pontificato (1585-1590), soprattutto per merito dei cardinali creati dal papa piceno. Evangelista Pallotta, elevato alla porpora nel 1587 fu particolarmente alacre nell’abbellire la sua città di origine sviluppando un piano urbanistico di grande respiro che in pochi anni ridisegnò il volto del centro medievale con la creazione di un’ampia piazza sulla quale spiccano il nuovo palazzo cardinalizio, la Collegiata di San Martino ed il Santuario di Maria SS del Monte. Il Cardinale Pallotta si avvalse del pennello di Simone De Magistris e della sua scuola per decorare i nuovi edifici da lui realizzati: egli riconobbe infatti in Simone De Magistris il più importante pittore attivo nel territorio alla fine del Cinquecento. Imperdibile è la Stanza del Paradiso all’interno del Palazzo Cardinalizio.

 

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Castel di Croce

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Oramai è chiaro per il pellegrino che attraversa questi colli che la strada che si percorre in comune di Caldarola potrebbe essere chiamata anche la via dei castelli. Raggiungiamo, infatti, un nuovo gioiello: Castel di Croce la cui origine si colloca in epoca medievale. La prima attestazione documentata risale al 967 quando, in due differenti documenti, l’abbazia di S. Clemente a Causaria, oggi in Abruzzo, dichiara la proprietà su queste terre. Nel secondo documento, Ottone I di Sassonia, Imperatore del Sacro Romano Impero dal 962, conferma tale proprietà. Le vestigia che oggi si ammirano risalgono alle fortificazioni realizzate con pietre squadrate dai Da Varano nel XIV sec. Dell’antica fortezza rimane la torre poligonale, oggi campanile della chiesa parrocchiale. Affascinante il cortile interno del castello con il classico pozzo posto al centro.

 

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Vestignano

 Un piccolo gioiello immerso nei boschi con mura, torrioni, vicoli, archivolti e sottopassi risalente in origine all’VIII secolo, poi ristrutturato dai Da Varano nel XV secolo: Vestignano, con una sola porta d’accesso, sembra un vecchio set cinematografico abbandonato. Gli edifici poggiano su grandi archi che formano suggestivi affacci sulla valle e gallerie percorribili su ripide piagge. Fuori dalle mura troviamo la chiesa di San Martino, che come molte delle pievi extra urbane era adibita al ricovero dei pellegrini già dall’anno Mille. Nella chiesa spiccano i dipinti dei De Magistris, ma anche in questo caso i danni del sisma la rendono al momento inagibile. I lavori di restauro sono previsti a breve tempo per cui, volendola visitare, meglio chiedere aggiornamenti al custode Gaetano Pesaresi (tel. 32046.79.812). All’uscita del paese, in una cavità della terra, sotto le possenti radici di una quercia secolare, ogni anno gli abitanti di Vestignano, nel periodo natalizio, allestiscono un piccolo ma unico presepe.

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La via dei partigiani

03 Sentiero del PartigianoTra Vestignano e il Castello di Montalto si percorre per alcuni chilometri su asfalto una piccola strada comunale ai cui lati, di tanto in tanto, compaiono delle pietre monumentali che ricordano dei giovani partigiani fucilati in loco. La strada è chiamata la Via dei Partigiani e il fatto, conosciuto come l’eccidio di Montalto, risale al 22 marzo 1944. Ventisette uomini tra partigiani di vecchia data e giovani giunti in montagna da meno di un mese persero la vita per mano di un reparto del battaglione M – IX Settembre, inquadrato nella divisione tedesca Brandenburg. Dal punto di vista militare si trattava di una zona strategica, importante al fine dei collegamenti con il fronte di Anzio. Per questo appariva necessario stroncare le formazioni partigiane che vi operavano, spesso compiendo azioni di disturbo e di sabotaggio ai danni dei convogli tedeschi. La fucilazione avvenne lungo la strada dopo che il plotone di esecuzione compì il rastrellamento. Ancora oggi, per non dimenticare gli orrori della guerra, ogni anno, il primo maggio, la Via dei Partigiani viene percorsa a piedi dalla Marcia della Memoria.

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Castello di Montalto di Cessapalombo

Arroccato su uno sperone, il castello di Montalto annuncia l’ingresso nel Comune di Cessapalombo, porta nord del Parco nazionale dei Monti Sibillini. Il suo profilo ancora oggi si staglia all’orizzonte, benché gli antichi fasti siano ormai un lontano ricordo. L’abbandono e il sisma del 2016 lo rendono ormai un sinistro e affascinante rudere. Raggiungibile con una deviazione di 5 minuti, sono a oggi visibili i resti della cisterna con volta a botte e il pozzo quadrangolare che serviva ad attingere acqua dalla sorgente, le mura, la torre quadrata e l’ampio piazzale d’armi.

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Il giardino delle farfalle

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A poca distanza dal Castello di Montalto c’è un poetico luogo dedicato alle farfalle. E’ un giardino, con annesso ristorante e luogo di pernotto, che ha lo scopo di far conoscere cultura, leggende, mestieri e natura del territorio. tel. 0733-19.60.344 / 340-25.22.383 / 333-34.02.744 (Fabiana e Patrizio), www.giardinofarfalle.it

 

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