Descrizione tappe da Ascoli Piceno ad Assisi

 

01 – Da Ascoli Piceno a Venarotta

Dal duomo di Ascoli Piceno attraversiamo piazza Arringo per intercettare sulla destra corso Trento e Trieste che percorriamo per meno di 100 m fino alla prima via che incrociamo sulla sinistra, via Cino del Duca, che ci porta nella centrale piazza del Popolo. La attraversiamo dirigendoci verso la chiesa di San Francesco che costeggiamo in senso orario imboccando a destra via del Trivio. Transitiamo davanti al chiostro, poi al teatro comunale Ventidio Basso e procediamo dritti fino alla fine di via del Trivio all’altezza appunto di un trivio. Prendiamo via Cairoli sulla nostra sinistra e, fatti 100 m, ci troviamo in piazza Ventidio Basso. Teniamoci sulla sinistra in via Donne che converge a un incrocio dove prendiamo sulla destra via Solestà. Allo sbocco della via vediamo sulla sinistra porta Solestà (ex porta Cappuccina). Superiamo il ponte romano sul fiume Tronto fino al lavatoio seicentesco [8.8 – km 1], meglio conosciuto come fonte di Sant’Emidio, e, lasciandolo sulla destra, svoltiamo a sinistra su via San Serafino da Montegranaro. Percorriamo tutta la via fino al cimitero cittadino, che troviamo alla nostra destra, per continuare, sempre diritti sulla via che ora si chiama Santo Stefano da Montegranaro, per altri 600 m fino a un bivio. Prendiamo la strada in salita sulla destra che in 100 m ci porta alla chiesa di Sant’Antonietto [8.7 – km 3,2]. Qui c’è una fonte. Procediamo sull’asfalto per altri 150 m per poi piegare con curva a gomito a destra su sterrato in salita in via Monterocco. Troviamo un gruppo di case sulla destra di fronte al quale la strada sterrata continua in salita con un tornante sulla sinistra, affronta il crinale collinare, per confluire poi su una strada asfaltata [8.6 – km 5,1]. La imbocchiamo a sinistra fino a una casa isolata e procediamo in salita su sterrato per 400 m.
Alla sommità del colle troviamo un sentiero sulla destra in discesa che si infila tra la vegetazione. Lo prendiamo e lo percorriamo tutto fino all’intersezione con uno sterrato. Giriamo a sinistra e dopo 100 m intercettiamo, all’altezza di un tornante, la strada asfaltata che sale al santuario di Gimigliano. La prendiamo a destra e scendiamo per 800 m fino a incrociare, in prossimità della frazione Villa Curti, la SP 93 Venarottese [8.5 – km 6,8]. Svoltiamo a destra e dopo 150 m prendiamo a sinistra lo sterrato che procede in ripida discesa fino al fondovalle e che abbandoniamo dopo 600 m per prendere sulla destra una strada di terra che ci porta all’alveo del torrente Chiaro, che dobbiamo guadare.
Dall’altra parte del rio la strada di terra continua su una radura: la percorriamo per 100 m e giriamo a sinistra su un camminamento che attraversa il grande prato costeggiando il bosco sulla destra. Attenzione: l’erba alta potrebbe nascondere la traccia. A ogni modo attraversiamo la radura fino a che non ricomincia la vegetazione. Un sentiero in ombra che nei primi metri segue l’argine del fiume Chiaro comincia a inoltrarsi nella macchia. Seguiamo il sentiero che sale nel bosco per 700 m fino a una piccola casa di campagna [8.4 – km 8,8]. Procediamo dritti su sterrato in leggera salita per 350 m e, dopo una curva a sini- stra, prendiamo il sentiero sulla destra, ben indicato dalla segnaletica del Cfm, fino alla sommità del colle e all’abitato di Tirabotte, dove c’è la casa di Piero e Silvia, pellegrini e hospitaleri, che potranno, telefonando preventivamente (328-94.49.611), offrirci accoglienza e il timbro per la credenziale. Da qui la strada diventa asfaltata e comincia a scendere fino a una chiesetta votiva posta a un incrocio [8.3 – km 9,7].
Giriamo a sinistra e seguiamo per 2,1 km lo sterrato che dapprima scende, quindi incrocia un gruppetto di case sulla sinistra e poi risale fino a un tornante. Qui, proprio al gomito, lo abbandoniamo per pren- dere una strada di terra sulla sinistra ben indicata dalla segnaletica del Cfm. La percorriamo tutta in falsopiano fino a incrociare di nuovo il torrente Chiaro a fondovalle. Prima di guadare troviamo alla nostra destra il bivio ben segnalato della bretella del Cfm che conduce a Montedinove [8.2 – km 12,5] (variante da Venarotta a Montedinove). Proseguendo verso Assisi invece guadiamo il torrente. Attenzione: in occasione di periodi di piogge il livello dell’acqua potrebbe salire per cui saremmo costretti a superare il torrente a piedi scalzi o, preferibilmente, con calzari impermeabili. Dopo il guado risaliamo sulla strada di terra che ci conduce al gruppetto di case di contrada Salara. Alla prima casa prendiamo subito a sinistra in discesa e dopo meno di 100 m imbocchiamo il primo sentiero sulla destra che si inoltra nella vegetazione. Saliamo tra placche di roccia arenaria per 1,2 km fino a confluire su una strada sterrata [8.1 – km 14]. Prendiamo a sinistra e procediamo fino a intercettare, all’altezza di un tornante, la strada asfaltata che ci condurrà a Venarotta. Continuiamo diritti sull’asfalto dapprima in discesa poi in lieve salita fino all’incrocio con via Nardi dove, alla nostra sinistra, troviamo la chiesa ottagonale del Cardinale. Siamo all’ingresso del Comune di Venarotta. Da qui raggiungiamo le varie strutture di accoglienza nei paraggi. Nel caso invece volessimo usufruire dell’ostello comunale per il pernotto (ricordiamoci di prenotare telefonicamente), dalla chiesa ottagonale giriamo a sinistra in discesa fino al Municipio. Ci infiliamo in uno dei vicoli che scendono dietro il palazzo Comunale per intercettare la carrozzabile di via Sabatini. Giriamo a destra e dopo un ampio tornante a sinistra incontriamo un trivio: prendiamo la strada centrale (SP12) e dopo 200 m, all’altezza di una casa isolata, svoltiamo a sinistra in salita per via Castello. È marcata dalla segnaletica che indica il cimitero. Saliamo per 800 m fino alla chiesa e convento di san Francesco dove c’è l’ostello.

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02 – Da Venarotta a Comunanza

Dalla chiesa ottagonale del Cardinale procediamo in discesa per vicoli fino a raggiungere via Sabatini, giriamo a destra su un ampio tornante fino ad arrivare a un incrocio dove sulla destra c’è una monumentale fonte recentemente ristrutturata. Giriamo a destra e dopo 200 m arriviamo a un incrocio [7.9 – km 0,5]. Se abbiamo dormito all’ostello dobbiamo ripercorrere la strada al contrario fino alla fine di via Castello, girare a sinistra per 100 m e poi a destra su stradina sterrata che ci ricongiunge con il punto [7.9]. Da qui prendiamo la strada a destra se arriviamo dalla chiesa, dritta se invece arriviamo dall’ostello, salendo verso la zona industriale, e dopo 150 m giriamo a sinistra tenendo i capannoni industriali sulla destra. Seguiamo la strada per 450 m fino a un incrocio con una strada sterrata che prendiamo a sinistra e che ci conduce su uno slargo usato dai boscaioli per il taglio della legna. In fondo sulla destra parte un sentiero nel bosco che dapprima sale, poi scende fino a un fosso, per riprendere a salire fino a intercettare un sentiero di terra più largo [7.8 – km 1,7]. Qui giriamo a destra e dopo 50 m seguiamo uno stretto tornante a sinistra: il sentiero inizia a salire dapprima lievemente e dopo un tornante sulla destra in ripida salita per 450 m. Attenzione: in caso di pioggia potrebbe risultare molto scivoloso. Arriviamo in cima alla confluenza con una strada sterrata [7.7 – km 2,5]. Giriamo a destra e procediamo, senza mai lasciare la strada bianca, per 2,6 km fino all’asfalto della SP 93 Force/Venarotta. Sulla sinistra il bivio della carrozzabile che scende a Palmiano. Noi invece procediamo in piano sulla SP 93 per 20 m per piegare subito sulla sinistra sul sentiero che sale nel bosco all’altezza di un cancello di legno aperto [7.6 – km 5,1].
Dopo due tornanti arriviamo alla radura sommitale del colle che attraversiamo sulla destra procedendo lungo il crinale. Da qui la vista spazia maestosa sui monti Sibillini e sui monti della Laga fino al Gran Sasso. Cominciamo a scendere sul pendio erboso fino a intercettare di nuovo la SP 93, che non tocchiamo, per prendere invece il sentiero ghiaioso in discesa sulla sinistra che dopo 700 m raggiunge, all’altezza di un tornante, la strada asfaltata che sale da Palmiano. La prendiamo a destra continuando a scendere. Dopo 200 m voltiamo decisamente a destra su piccola strada asfaltata ben indicata dalla segnaletica del Cfm [7.5 – km 6,6]. Consigliamo però di non prenderla subito ma di continuare a scendere per altri 200 m raggiungendo la piazzetta di Palmiano, il Comune più piccolo del Piceno, per una sosta al bar del paese, per timbrare la credenziale e per un rifornimento d’acqua (necessario perché non troveremo più fonti fino a Comunanza).
Ritornati all’incrocio [7.5] continuiamo per saliscendi su asfalto per 4,2 km, tenendoci agli incroci sempre sulla sinistra, fino al borgo, ormai abbandonato, di Tavernelle [7.4 – km 10,8]. Da quando la strada comincia a scendere, al centro del paese, proseguiamo per altri 200 m e poi, seguendo le indicazioni della segnaletica del Cfm, prendiamo a destra su sterrato. Non lo abbandoneremo più per oltre 5 km, procedendo per continui saliscendi nel bosco e apprezzandone l’ombrosità, l’amenità e gli affacci sulla sottostante forra selvaggia del torrente Cinante. Il tratto in questione, nella prima parte, incontra qualche campo coltivato, attraversa una bella radura con uno stazzo pastorale in alto a destra [7.3 – km 13], per poi tuffarsi nel bosco. Mantenendoci sullo sterrato principale non possiamo sbagliare, anche perché gli eventuali bivi sono solo mulattiere d’accesso per i boscaioli. Dopo circa 4,6 km arriviamo a un bivio con un’altra strada sterrata [7.2 – km 17,7]. Qui prendiamo a destra in direzione del piccolo gruppo di case di Sette Carpini. Dopo 150 m dall’incrocio, poco prima di raggiungere le case, all’altezza di un’edicola votiva, prendiamo a sinistra il sentiero che sale, come indicato dalla segnaletica. Ci inoltriamo tra la vegetazione per 500 m fino alla sommità del colle dove incontriamo un incrocio. Come ben suggerito dalla segnaletica del Cfm continuiamo dritti in discesa sul sentiero principale che costeggia una grande tartufaia recintata sulla sinistra.
Dopo 700 m raggiungiamo una piccola radura [7.1 – km 19,1] con un sentiero sulla destra. Noi procediamo dritti in discesa incontrando dapprima un piccolo gruppo di case e dopo altri 1,5 km in discesa raggiungiamo le porte del centro di Comunanza che si annuncia con la chiesetta di Sant’Anna alla nostra sinistra. La chiesetta è posta all’incrocio con la strada asfaltata di via XXIV Maggio su cui ci immettiamo tenendoci sulla destra. Dopo 100 m la abbandoniamo infilandoci sulla sinistra nei vicoli del centro storico che in breve ci conducono sulla piazza dove si trova la chiesa di Santa Caterina d’Alessandria d’Egitto. Alla nostra sinistra un passaggio sotto il ballatoio di un edificio moderno ci porta al ponte sul fiume Aso, che attraversiamo per arrivare al Municipio, in piazza IV Novembre, dove si conclude la tappa [km 21,2].

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03 – Da Comunanza a Sarnano

Da piazza IV Novembre percorriamo su marciapiede la SP 237 (via Dante), su cui affacciano gran parte delle attività commerciali di Comunanza, in direzione Amandola/Pedaso fino a una rotonda. Qui procediamo a sinistra tenendoci sulla SP 237 in direzione Amandola. Non dimentichiamoci, prima di uscire da Comunanza, di fare rifornimento d’acqua poiché non troveremo fonti per diverse ore di cammino. Dopo 300 m (facciamo attenzione durante questo tratto: la provinciale è trafficata e non ci sono marciapiedi) pieghiamo a destra seguendo la segnaletica del Cfm su una strada sterrata che sale fino a una casa colonica abbandonata. La aggiriamo ed entriamo nella cintura di fitte piante che sale sulla destra. Attenzione: la crescita spontanea della vegetazione rende spesso difficoltosi l’individuazione del sentiero e il passaggio tra gli arbusti, ma il tratto è breve e conduce a un crinale collinare aperto su un campo coltivato. Saliamo sulla sinistra costeggiando il campo per intercettare dopo 50 m una strada di terra che rientra nella vegetazione. La percorriamo per 400 m fino a località Monte Genco dove convergiamo su strada sterrata. Giriamo a destra, lo sterrato diventa a breve asfalto, e dopo 500 m siamo a un bivio. Prendiamo sulla sinistra in salita costeggiando un muretto, aggiriamo la proprietà dell’agriturismo Villa Montegenco e continuiamo tra le piante sullo sterrato che finisce a una casa recintata. Poco prima del cancello voltiamo sulla sinistra su un sentiero di terra che attraversa dei campi coltivati per 500 m e converge sul tornante di una strada asfaltata.
Giriamo a destra in salita e dopo due tornanti giriamo a sinistra su strada asfaltata sempre in salita [6.6 – km 3]. Percorriamo 3 km su strada asfaltata in falsopiano che nell’ultima parte scende in lieve discesa fino a raggiungere un incrocio dove giriamo a destra su sterrato in lieve discesa che poco dopo diventa asfalto in leggera salita. Dopo 500 m, all’altezza di un tornante sulla destra, pieghiamo a sinistra su una strada di terra che costeggia sulla destra un grande campo con pannelli fotovoltaici fino ad arrivare a un gruppo di case e alla bella chiesetta di san Pietro in Castagna, purtroppo “incerottata” a seguito del sisma del 2016, che presenta notevoli bassorilievi al portale d’ingresso. Prendiamo a destra in discesa la strada sterrata e dopo 500 m raggiungiamo il borgo di Salvi, che superiamo tenendolo sulla sinistra e procedendo diritti. Qui c’è una fonte d’acqua. La strada bianca procede in leggera discesa per altri 500 m fino a raggiungere la chiesa di Ma- donna delle Grazie, ora Nido di Spiritualità [6.5 – km 8,3]. Continuiamo a scendere per una strada di terra che costeggia gli orti del Nido e campi coltivati. Molto spesso è chiusa dalla vegetazione, il ché ci può costrin- gere a percorrere la parallela variante a bordo dei campi. La discesa termina, tra la folta vegetazione, all’alveo del torrente Vetemastro che superiamo sull’affilata volta di un ponte romano il cui arco è nascosto dagli arbusti. Attenzione: il passaggio è stretto e senza parapetto di sicurezza. Al di là del torrente continuiamo sul sentiero che sale a bordo di un campo coltivato, converge su una strada di terra e sfocia sull’asfalto della zona industriale di Amandola [6.4 – km 9,3].  Giriamo a sinistra e percorriamo per 300 m la strada che passa tra i capannoni fino a una rotonda. Qui giriamo a destra per portarci all’altezza di un caseificio di cui aggiriamo la recinzione su sentiero che procede dapprima in piano e poi per ripida discesa fino al ponte romano sul fiume Tenna. Lo attraversiamo e incontriamo subito a destra un vecchio mulino fortificato. Continuiamo su sterrato in salita fino a incrociare l’asfalto di via Pignotto. Pieghiamo a destra in ripida salita verso il centro di AMANDOLA fino a piazza Mercato per poi proseguire fino all’intersezione con la SP 237, che prendiamo a destra e dopo 50 m siamo in piazza Risorgimento [6.3 – km 11,1], sede dell’Ufficio Turismo e del Comune.
Alla sinistra del palazzo comunale c’è un passaggio pedonale che ci riporta alla SP 237 che attraversiamo all’altezza di un supermercato. Ci infiliamo nel parcheggio del supermercato e subito prendiamo a sinistra un sentiero che sale tra la vegetazione e che ci porta a costeggiare le mura del convento dei cappuccini posto in cima alla collina. Al cancello d’ingresso del convento, posto al termine della cinta muraria, prendiamo la strada asfaltata sulla destra e la percorriamo tutta procedendo diritti fino ad intersecare di nuovo la SP 237 per Sarnano. La attraversiamo facendo attenzione al traffico e, seguendo la segnaletica del Cfm, prendiamo la strada asfaltata sulla destra (Via Aldo Moro) che sale ripidamente tra le case. Non la lasceremo per 3,5 km, dapprima in salita poi su falsopiano, incontrando sulla destra un curioso cimitero per animali domestici, poi la pluripremiata azienda casearia Angolo di Paradiso, meritevole di visita, e infine il piccolo borgo Casa di Carlo fino a intersecare, all’altezza di una vecchia scuola rurale, la strada carrozzabile per Taccarelli. La attraversiamo procedendo diritti per prendere l’imbocco di una strada sterrata che scende tra la vegetazione [6.2 – km 15,4]. Siamo su una vecchia strada romana, la Salaria Gallica, visibile anche da evidenti tratti lastricati. La percorriamo per 1,4 km fino a un incrocio a T con una strada di terra. Noi pieghiamo decisamente a sinistra continuando a scendere per poi riprendere a salire dolcemente tra la vegetazione. La mulattiera passa sotto il colle del borgo di Pianelle, che rimane a vista in alto sulla sinistra, e all’altezza di una decisa curva sulla sinistra incrocia l’imbocco della via medievale dei Mercatali che prendiamo procedendo diritti e seguendo la segnaletica del Cfm. La via dei Mercatali ormai è ridotta a un sentiero di terra che procede nel folto della vegetazione e sbuca su strada sterrata all’altezza delle prime case del borgo di Grassetti. Qui giriamo a sinistra per 100 m fino a intersecare la strada asfaltata che, seguendo la segnaletica del Cfm, attraversa il borgo e continua verso Sarnano [6.1 – km 19,9]. La strada torna ad essere sterrata e procede dritta in lieve discesa e poi in piano per 800 m fino ad alcuni capannoni e a un incrocio con asfalto. Procediamo diritti per 100 m fino a un incrocio con una strada a T dove campeggia sulla sinistra un’edicola votiva. Voltiamo a destra e continuiamo in piano tra le case del borgo di Morelli. Arriviamo a un trivio. Prendiamo la prima stradina che piega decisamente sulla sinistra in discesa, la più piccola, che presto diventa sterrata. Attraversiamo il ponte sul fiume Tennacola e all’altezza di una chiesetta abbandonata sulla nostra destra voltiamo a sinistra. Dopo pochi metri prendiamo il sentiero sulla destra che sale tra gli alberi. Usciamo su una strada asfaltata che attraversiamo procedendo dritti in salita e riprendiamo il sentiero che fiancheggia un gruppo di case. Il sentiero termina di fronte alla chiesa di san Rocco. Noi continuiamo a salire su asfalto in via san Rocco fino alla convergenza con via Benedetto Costa. Giriamo a destra e la percorriamo tutta sui marciapiedi fino a piazza della Libertà [km 22,3].

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04 – Da Sarnano a Montalto di Cessapalombo

Da piazza della Libertà torniamo su via Benedetto Costa, da cui siamo arrivati nella tappa precedente. Dopo 100 m sulla destra troviamo il bar Sassotetto che fa angolo con via Santa Rita. La prendiamo procedendo in salita e all’incrocio a T giriamo a sinistra. Incrociamo via Alcide De Gasperi su cui pieghiamo a destra per pochi metri per prendere subito sulla sinistra via Fonte Marta, che procede in salita fino a un incrocio con tre strade. Continuiamo diritti rimanendo su via Fonte Marta, lasciando Sarnano alle nostre spalle. Dopo 300 m sulla sinistra, all’incrocio con via Puccini, troviamo una fonte (consigliamo di fare qui il rifornimento d’acqua). Dopo 50 m al bivio prendiamo la strada di Contrada Campanotico che parte sulla destra. Altri 100 m e abbandoniamo l’asfalto per girare sulla sinistra su un sentiero che sale. Il sentiero ci conduce all’imbocco di una strada sterrata [5.5 – km 1,6] su cui ci immettiamo dapprima in piano e poi in leggera discesa. Lo sterrato continua per 2,5 km tra macchie di bosco e campi coltivati, scende al Rio Terro, che attraversiamo su un ponte dal quale si vede la piccola forra in cui si infila il torrente, e sbuca all’altezza del borgo di Terro di Sotto. Qui prendiamo a destra per 150 m e poi imbocchiamo sulla sinistra un sentiero che si inoltra in salita nel folto della vegetazione. Passiamo di fronte al rudere di una vecchia casa colonica per poi sfociare sulla strada asfaltata che collega il santuario di San Liberato con Sarnano [5.4 – km 4,4].
Pieghiamo a sinistra in salita per 1,6 km fino a incrociare uno sterrato che parte sulla sinistra con la segnaletica Eremo di Soffiano. Il nostro cammino continua sulla strada asfaltata, ma per i più volenterosi, segnaliamo questa significativa digressione di 1,7 km (più altrettanti al ritorno) che conduce a uno dei luoghi più ameni e suggestivi del francescanesimo nelle Marche: l’eremo di Soffiano le cui rovine sono poste in una grotta naturale sulla strapiombante parete del Monte Ragnolo. Tradizione vuole che qui, nel suo viaggio verso Ascoli, San Francesco abbia dimorato. Tornati all’asfalto, da cui procediamo in sa- lita per altri 150 m fino a un bivio. Noi prendiamo l’asfalto sulla destra più in alto, che scende in direzione del Santuario di San Liberato. Poco prima di arrivare a uno dei luoghi più importanti del francescanesimo marchigiano, sulla sinistra incrociamo una delle fonti d’acqua più rinomate dell’Appennino a cui vale la pena rifornirsi. Ed ecco il santuario [5.3 – km 7]. Siamo in Comune di San Ginesio, il cui affascinante centro storico rimane a 15 km da qui. Dopo la consigliata sosta continuiamo per 50 m fino a un incrocio. Scegliamo la strada asfaltata sulla sinistra che procede in leggera salita e poco dopo diventa sterrata e attraversiamo alcune case di villeggiatura immerse nel verde per arrivare sulla sommità di uno spiazzo. Qui pieghiamo a sinistra su quel che resta di uno sterrato ormai mangiato dagli arbusti che rendono il percorso come un sentiero e il cui ingresso è chiuso da una sbarra per evitare il transito di fuoristrada. Il motivo si riconduce a una rovinosa frana che non ha più permesso l’accesso ai veicoli e che presto incontriamo. Attenzione: in attesa dei previsti lavori di ripristino il passaggio della frana richiede cautela, dato che l’affilato passaggio pedonale è esposto su un profondo smottamento di terra. In attesa del ripristino è  stata al momento approntata una deviazione che si imbocca sulla destra300 m prima di raggiungere la frana. Si scende in basso nella gola per poi risalire dopo 150 m sulla strada sterrata e proseguire. Superata la frana il cammino torna su comodo sterrato, supera un incrocio dopo un tornante tenendosi sulla strada più a valle sulla destra e arriva all’ormai abbandonato borgo di Monastero. Ritroviamo l’asfalto, una fonte d’acqua, e scendendo di altri 100 m l’incrocio con la SP 91 Pian di Pieca/Fiastra. Qui prendiamo a destra e dopo soli 100 m pieghiamo in discesa sulla sinistra seguendo le indicazioni per il cimitero e l’abbazia di san Salvatore. Transitiamo di fronte alla chiesa (buon posto per una sosta nel porticato e con fonte d’acqua) per arrivare al cimitero di Monastero [5.2 – km 12,5]. Qui il percorso principale continua dritto in discesa seguitando su strada di vecchio asfalto per 2,5 km. È la via più breve ma meno interessante, che scende fino alla valle del fiume Fiastrone e poi risale seguendo i tornanti concepiti per le auto fino al punto [5.1 – km 15], su cui anche la variante delle gole descritta a fine tappa converge. È consigliata nei periodi di piena, pioggia, maltempo e per chi non se la sente di affrontare le insidie del sentiero che conduce alle gole del Fiastrone e alla grotta dei Frati, variante molto più bella ma anche più lunga e impegnativa. Da qui, se abbiamo preso il percorso principale continuiamo diritti, se invece veniamo dalla variante delle gole prendiamo a sinistra. Lo sterrato dapprima sale lievemente poi scende fino alle prime case della frazione Villa di Montalto di Cessapalombo. Superato un ponticello piega a destra ed entra tra le case. All’altezza della chiesa di Santa Maria Ausiliatrice, che fa angolo con la strada asfaltata, giriamo a sinistra e attraversiamo in piano tutto il borgo di Villa fino a un fontanile con alcuni container di fronte destinati all’accoglienza dei terremotati. Qui prendiamo lo sterrato in salita che dopo 350 m sbocca su asfalto all’altezza di un incrocio. Giriamo a destra in piano e dopo 50 m siamo al Giardino delle Farfalle, punto d’arrivo della tappa [km 17,8].

Variante per le Gole del Fiastrone e la Grotta dei Frati [+ 3 km]

Dal cimitero di Monastero [5.2] prendiamo il sentiero che tiene le mura del cimitero sulla destra. Si comincia a scendere quasi subito, si attraversano diverse radure e recinzioni per pascolo, per poi inoltrarsi nel bosco. Il sentiero nell’ultimo tratto di discesa diventa ripido fino al fondovalle del fiume Fiastrone. Ora dobbiamo guadare. L’acqua è gelida ma è preferibile non bagnare gli scarponi, quindi meglio prevedere di portare un asciugamano e un paio di sandali impermeabili o, a mali estremi, attraversare il fiume a piedi scalzi. Per gli appassionati di avventura e bellezze naturalistiche, segnaliamo qui la possibilità di affacciarsi alle GOLE che rimangono defilate sulla sinistra rispetto al sentiero (20 minuti). Occorre fare molta attenzione: il tracciato per raggiungerle non esiste più, perché frane e piene ne hanno ostruito il passaggio. Per questo il Parco nazionale dei Sibillini ne ha decretato l’inagibilità temporanea (per aggiornamenti vedi www.sibillini.net). Nel caso volessimo esplorarlo teniamo presente che dovremo superare tronchi caduti, massi instabili e numerosi guadi, per cui sono necessarie scarpe con grip impermeabili. A ogni modo, attraversato il fiume, dobbiamo risalire. L’attacco del sentiero sull’altro versante è molto ripido e scivoloso. Superati i primi dieci metri diventa più facile ma comunque sempre ripido. Si sale nel bosco per 500 m fino a convergere su un sentiero più in piano. A destra si va nella direzione del Cfm, a sinistra, in leggera salita, si procede verso la suggestiva Grotta dei Frati. Nel caso decidessimo di fare questo breve supplemento teniamo presente che sarà sempre a questo incrocio che dovremo tornare. Pro- cedendo per le grotte dopo 350 m troviamo un altro bivio. Prendiamo quello a sinistra che resta più in piano e poi continuiamo per altri 150 m fino alle grotte. Una volta tornati indietro all’incrocio proseguiamo nel bosco in falsopiano per 600 m fino a uscire dalla vegetazione all’altezza di uno spiazzo/parcheggio per le auto. Una strada sterrata di 1 km ci porta all’incrocio con il sentiero principale proveniente dal cimitero di Monastero [5.1].

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05 – Da Montalto di Cessapalombo a Polverina

Dal Giardino delle Farfalle ritorniamo indietro di 100 m sulla strada asfaltata che abbiamo percorso nella tappa precedente e prendiamo la strada che sale sulla destra in direzione Castello di Montalto. Raggiungiamo il piazzale sommitale su cui si affaccia l’imponente Palazzo Simonelli, ex ostello danneggiato dal terremoto. Di fronte alla porta di ingresso dell’ostello una strada scende tra le case abbandonate e ben presto diviene sterrata. La percorriamo tutta fino alla confluenza con l’asfalto. Giriamo a sinistra e continuiamo a scendere fino a un quadrivio, all’altezza del borghetto La Valle. Procediamo diritti in piano imboccando il Sentiero dei Partigiani. Restiamo sulla strada asfaltata per 2,2 km fino ad arrivare al borgo di Vestignano [4.7 – km 3,3]. Continuiamo ancora in piano fino a un bivio. Prendiamo la strada a sinistra che sale in direzione Croce per 600 m e poi la abbandoniamo a favore di un sentiero tra gli alberi, ben indicato dalla segnaletica del Cfm, che sale sale sulla sinistra e conduce nella piazza bassa del borgo di Croce [4.6 – km 4,7]. Il luogo con fonte d’acqua merita una sosta. Procediamo diritti infilandoci in una via tra le case ma, prima di rimetterci in cammino, consigliamo una visita al castello che imponente ci si mostra sulla destra. Usciti dall’abitato continuiamo su asfalto fino al contiguo borgo di Castiglione che attraversiamo, sempre procedendo diritti e poi in discesa, fino a intercettare la strada carrozzabile che da Pievefavera sale in cima alla montagna di Fiegni. Qui giriamo a sinistra in salita e fatti appena 20 m imbocchiamo sulla destra un sentiero che scende rispetto alla sede stradale indicato da picchetti di legno con l’acronimo Cfm.
Ci inoltriamo nel bosco, incrociamo una vecchia croce di legno e arriviamo a una radura con bivio. Prendiamo il sentiero che scende sulla destra e di lì a poco usciamo dalla vegetazione all’altezza di un uliveto con vista sul lago di Caccamo a fondovalle. Costeggiamo la cintura di alberi alla nostra sinistra per confluire su un vecchio sentiero in ombra caratterizzato da bassi muretti di contenimento. Lo percorriamo tutto in discesa fino alla naturale continuazione su strada sterrata. Alla nostra sinistra un cancello di una casa privata. Proseguiamo in discesa fino a un bivio. Alla nostra destra lo scivolo che riporta sull’asfalto. Noi invece continuiamo diritti, risalendo leggermente, per ritrovarci sul piazzale di una vecchia rimessa agricola. Usciamo di nuovo sull’asfalto di fronte alle imponenti mura del castello di Pievefavera. Giriamo a sinistra in salita fino alla porta alta d’accesso del centro storico [4.5 – km 6,6]. Dando le spalle al portale ci troviamo di fronte due strade. Noi prendiamo quella a destra asfaltata in discesa e dopo 100 al primo tornante la abbandoniamo e continuiamo diritti su sterrata tra gli ulivi. La strada fa una decisa curva a destra e poi comincia a salire per 400 m. La abbandoniamo perché giriamo sulla destra su un sentiero indicato dalla segnaletica del Cfm che si inoltra in lieve discesa nel bosco. Il sentiero sbuca su un uliveto che poggia sul declivio che si volge verso la sottostante val di Chienti. Attraversiamo l’uliveto su terreno sassoso, mantenendoci allo stesso livello isometrico, e seguendo la traccia segnalata con le bandierine biancorosse del Cfm, fino alla fine, dove una ripida discesa ci porta a confluire su una strada asfaltata. Qui giriamo a sinistra in salita per 100 m fino ad arrivare al borgo di Valcimarra, dove troviamo uno slargo con fontanile adatto per una sosta ristoratrice [4.4 – km 8,8]. Di fronte al fontanile c’è una viuzza che si infila tra le case. La prendiamo per uscire dal paese fino a uno slargo sterrato con incrocio.
Seguitiamo sulla sterrata che procede diritta, lasciamo sulla destra un depuratore, poi attraversiamo con un ponte un grande condotto verde d’acqua che scende dalla montagna per alimentare la sottostante centrale idroelettrica e arriviamo alla chiesa rupestre di Madonna del Sasso. La superiamo e proseguiamo su sentiero che procede in salita nella stessa direzione del fondovalle che vediamo in basso alla nostra destra. Al primo incrocio ci teniamo sulla destra mantenendo la stessa quota in falsopiano, al secondo superiamo una sbarra chiusa continuando ad andare diritti in salita. Il bel sentiero nel bosco termina in una radura di alta quota all’altezza del minuscolo borgo di Fiungo. Lo attraversiamo fino a intercettare la strada sterrata carrozzabile che sale al paese dal fondovalle [4.3 – km 12,1]. La prendiamo a destra in discesa e dopo 900 m, all’altezza del gomito di un tornante sulla destra, giriamo a sinistra su un sentiero che si infila nel folto della vegetazione con segnaletica del Cfm. Dapprima in piano poi in salita il sentiero torna ad affacciarsi sulla sottostante valle del Chienti. Su uno sperone roccioso, dall’altra parte della valle, l’inconfondibile mole della Rocca di Varano che ci accompagnerà per diversi chilometri di cammino. Procedendo sempre in direzione ovest arriviamo alle prime case del borgo di Valdiea e a uno spiazzo con fontana d’acqua. Scendiamo tra i vicoli per intercettare la carrozzabile asfaltata che porta al paese all’altezza di un lavatoio [4.2 – km 14,7]. Procediamo in discesa e dopo 50 m, all’altezza di una curva a gomito, prendiamo sulla sinistra un sentiero che si immerge tra le piante scendendo fino al fondovalle. Da lì uno sterrato che fiancheggia la superstrada Foligno/Civitanova per qualche centinaio di metri ci porta a un incrocio all’altezza dell’agriturismo Il Cardellino. Giriamo a sinistra continuando sulla strada sterrata che comincia a salire per 300 m e poi prendiamo la mulattiera che scende sulla destra e che ci porta sull’argine di un fosso. Proseguiamo, costeggiando il torrente, per 300 m fino a trovare un attraversamento sulla destra, segnalato dai picchetti del Cfm, che sfocia su una radura erbosa. Prendiamo il sentiero che la attraversa per risalire un dosso che ci porta a incrociare un altro sentiero. Lo prendiamo a destra in salita per uscire, poco dopo, sulla strada asfaltata nei pressi del cimitero del borgo di San Maroto [4.1 – km 17]. Ora, se vogliamo procedere senza soste prendiamo l’asfalto sulla destra che passa di fronte al cimitero. Consigliamo vivamente invece di fare una breve deviazione, girando a sinistra, 150 m prima del cimitero, sul sen- tierino che ci porta su una strada di cemento che sale ripida al borgo, per raggiungere e visitare la chiesa di SAN GIUSTO IN SAN MAROTO. Tornati al punto [4.1] proseguiamo passando davanti al cimitero, e dopo 150 m, all’altezza di una fontanella, giriamo sulla sinistra su sterrato che passa tra pascoli recintati. Lo sterrato diventa a breve sentiero e ci conduce all’alveo di un torrente da guadare senza fatica. C’è anche un ponticello di legno ma le sue condizioni sono talmente precarie che è preferibile utilizzare i massi predisposti per l’attraversamento. Il sentiero continua in piano nel bosco e termina all’altezza del ponte di Polverina, ma alcune diatribe legali (legate a una vecchia delibera del Comune di Fiastra che ha sdemanializzato il tratto), ci costringono, 150 m dopo il ponticello, a entrare sulla sinistra su un campo privato, la cui proprietà ha gentilmente concesso l’accesso, per risalire a fianco di una casa terremotata sulla destra e prendere la stradina privata che ci collega con la SP 58. All’asfalto giriamo a destra, arriviamo all’incrocio con la SP 98, pieghiamo ancora a destra e dopo 300 m siamo al ponte sul fiume Chienti, conclusione della tappa [km 18,7]. Da qui ci muoviamo per raggiungere le varie strutture di accoglienza di Polverina ma teniamo presente che qui dovremo tornare per riprendere il cammino della tappa successiva.

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06 – Da Polverina a Colfiorito

Dal ponte di Polverina torniamo indietro sulla SP 98 per 40 m e subito prendiamo uno sterrato sulla destra che si infila a fianco di una casa. Lo percorriamo tutto fino a intercettare l’asfalto. Pieghiamo a destra per raggiungere il lago di Polverina che già vediamo sul fondovalle. Dopo 700 m, appena superata la linea della diga, la segnaletica del Cfm ci invita sulla destra a prendere un bel sentiero che costeggia il bacino lacustre e che transita più a valle rispetto alla sede stradale. In alternativa possiamo continuare a camminare sulla strada asfaltata per 1 km fino alla convergenza con il sentiero che risale dal lago. Da qui continuiamo sulla strada asfaltata: dopo 900 m sulla nostra sinistra parte una stradina asfaltata che conduce a Pievebovigliana, nel caso volessimo visitare il paese [3.8 – km 3,5]. Noi procediamo dritti tenendo alla nostra destra l’imponente Castello di Beldiletto fino a incontrare poco dopo un incrocio. Attraversiamo la strada e continuiamo diritti per dirigerci al convento di San Francesco [3.7 – km 3,5] sotto cui sfiliamo. Dopo 150 m, all’altezza di una curva a sinistra, abbandoniamo l’asfalto per prendere un sentiero che continua a costeggiare il fiume Chienti, che attraversiamo grazie a un ponte pedonale di legno. Al di là del fiume il sentiero continua attraversando campi coltivati fino a raggiungere l’affascinante borgo storico Villa Maddalena di Muccia che rimane alla nostra sinistra. Gli ultimi 100 m di sterrato confluiscono sulla SP 209 che da Muccia va a Visso. La attraversiamo, facendo attenzione al traffico, per procedere diritti sulla strada asfaltata che troviamo di fronte. Attraversiamo il borgo di Giove, che al momento si presenta ancora interdetto ai mezzi per i danni del sisma del 2016, e continuiamo sull’asfalto per passare sotto i piloni del viadotto della superstrada.
Procediamo in via delle Piane per altri 800 m, tenendo sulla destra un campo sportivo e sulla sinistra il villaggio di casette di legno approntato per i terremotati, fino a un largo spiazzo che si apre sulla destra dove si trovano i container di alcune attività commerciali e della sede municipale di Muccia. Siamo in uno dei centri più colpiti dal sisma, ma gli uffici comunali saranno ben lieti di apporre il timbro alla nostra credenziale. Giriamo a destra, passiamo di fronte ai container e attraversiamo tutto il piazzale tenendoci sulla destra per prendere un piccolo sentiero di pochi metri che scende sulla SS 77 all’altezza di una rotonda. La attraversiamo e procediamo diritti su via Clementina dirigendoci verso il centro storico di Muccia. Dopo 150 m, all’altezza di un bar che troviamo sulla destra, prendiamo a sinistra su via Spinabello per entrare in piazza della Vittoria, il cuore pulsante del paese ormai abbandonato [3.6 – km 8]. Dalla fontana centrale voltiamo a destra fino a un muretto che costeggiamo girando a sinistra su via Compo della Fiera. Alla fine del mu- retto sulla destra imbocchiamo la strada asfaltata in salita che aggira le ultime case del centro e che continua divenendo sterrato fino alla curva a gomito di una strada asfaltata. Subito sulla sinistra c’è un sentiero di pietrisco che sale tra gli alberi. Lo prendiamo e lo percorriamo tutto fino a sbucare sulla sommità del piazzale del panoramico santuario di Madonna Col de’ Venti. Da qui prendendo l’asfalto sulla destra con una deviazione di 1,7 km si raggiunge uno dei luoghi francescani del territorio, l’eremo del Beato Rizzerio, che oggi è stato ristrutturato ed è divenuto anche luogo di ospitalità pellegrina, ma teniamo presente che dovremo ritornare indietro per continuare il nostro cammino. Aggiriamo il santuario di Madonna Col de’ Venti portandoci sul retro, da dove parte uno sterrato di 600 m che ci conduce a un’azienda agricola. Qui incontriamo un bivio. Procediamo dritti in piano tenendoci sulla destra una stalla e proseguiamo su sentiero che comincia lievemente a scendere tra gli alberi. Lo percorriamo tutto in discesa fino al fondovalle. Sulla sinistra un vecchio ponte e la SS 77. Noi invece prendiamo a destra il sentiero che tiene il fiume Chienti sulla sinistra e ci inoltriamo nella boscaglia. Dopo 1 km intercettiamo un altro sentiero poco prima del borgo di Gelagna Bassa di cui già vediamo le prime case. Giriamo a sinistra in discesa per arrivare all’asfalto e al mulino e centrale idroelettrica della famiglia Barboni [3.5 – km 12,5]. Il proprietario Fausto è un amico dei pellegrini, ha il timbro per la credenziale e offre acqua e luogo di sosta.
Continuiamo passando sotto i piloni di un viadotto della superstrada e costeggiamo sulla sinistra il canale artificiale costruito per alimen- tare la centrale idroelettrica che attraversiamo grazie a un ponticello pedonale. Risaliamo il greto per convergere su un sentiero di terra che prendiamo a sinistra e che ci porta a una sbarra di ferro all’altezza di un incrocio. Prendiamo a sinistra per passare sotto il ponte della SS 77 fino a una piccola centrale idroelettrica. Qui attraversiamo il fiume Chienti sul guado attrezzato e risaliamo sull’altro versante fino a intercettare uno sterrato. Voltiamo a destra e dopo 100 m, alla fine della strada bianca, imbocchiamo il sentiero nel bosco segnalato da un picchetto di legno del Cfm. Lo percorriamo tutto in continuo saliscendi tenendo sempre l’alveo del fiume Chienti sulla nostra destra. Facciamo attenzione perché spesso la vegetazione copre il tracciato. In questo tratto occorre prudenza: la gola si restringe per cui siamo costretti a superare di traverso due rocce verticali sul fiume. Sono stati effettuati lavori di messa in sicurezza ma manteniamo comunque estrema cau- tela nell’attraversamento. Il sentiero sbuca su uno spiazzo con breccia a terra all’altezza di un viadotto della superstrada. Lo attraversiamo, passiamo sotto i piloni e imbocchiamo uno sterrato con cancello. Teniamo sulla destra un depuratore e poco più avanti il piccolo parco giochi del borgo di Bavareto, dove è possibile fare rifornimento d’acqua [3.4 – km 15].
All’asfalto prendiamo a sinistra aggirando un nucleo di case. Continuiamo sulla piccola strada asfaltata che dopo 450 m attraversa la SS77 mediante sottopasso. Da qui procediamo per 1,1 km, passando davanti a un cimitero, fino a un incrocio. Continuiamo dritto tenendoci leggermente sulla sinistra. La strada asfaltata ci porta a superare il paese di Serravalle di Chienti, il cui centro sfila alla nostra destra leggermente più in alto, fino all’inconfondibile edificio del palazzetto dello sport. Da qui (100 m alla nostra destra) possiamo raggiungere alcuni negozi e bar del paese. Alla sinistra del palazzetto continuiamo diritti in piano seguitando a costeggiare il fiume su sentiero fino a un fontanile [3.3 – km 17,8]. Saliamo le scalette e imbocchiamo il sentiero, ben indicato dalla segnaletica del Cfm, che prende a salire alla nostra sinistra. Il percorso, pur ben ombreggiato dagli alberi, è ripido e richiede attenzione in alcuni passaggi che possono presentarsi scivolosi in caso di pioggia. Dopo la dura salita ci troviamo a intersecare una mulattiera che prendiamo sulla destra, sempre in salita. Usciamo dal bosco e la mulattiera piega decisamente a sinistra su un colle da cui si apre una magnifica vista sull’altopiano di Colfiorito [3.2 – km 19,1]. Procediamo sempre diritti sul crinale erboso, tenendo sulla destra un fontanile con trocche di abbeveraggio per greggi, e raggiungiamo un incrocio su cui convergono tre strade sterrate. Siamo nel punto più alto di tutto il Cfm. Prendiamo la strada sulla destra che scende e la percorriamo tutta fino a raggiungere l’asfalto e l’altopiano. Voltiamo a sinistra e dopo 200 m, alla nostra destra, troviamo il passo d’accesso che conduce ai tesori sotterranei del Condotto Romano e della Botte dei Varano [3.1 – km 21,5] (se li si vuole visitare ricordiamoci di avvisare telefonicamente altrimenti li troveremo chiusi). Proseguiamo sull’asfalto per 2,5 km fino al borgo di Taverne, che attraversiamo passando tra le strette viuzze. All’uscita della frazione giriamo a destra continuando a percorrere l’altopiano sulla SP 96 in direzione Colfiorito. All’altezza della chiesa di Santa Maria di Plestia entriamo in Umbria e nel territorio del Comune di Foligno. Proseguiamo per 400 m e arriviamo a una rotonda che attraversiamo procedendo diritti verso l’abitato di Colfiorito. Alla nostra sinistra sfila il Museo Archeologico di Colfiorito e dopo pochi metri ci troviamo all’incrocio con la SS 77. La attraversiamo per portarci sul piazzale antistante [km 26,9] su cui affacciano varie attività commerciali e da cui ripartirà la tappa successiva.

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07 – Da Colfiorito a Foligno

Di fronte al piazzale di Colfiorito c’è una rotonda su cui convergono la SS 77 per Foligno e la via Adriatica che entra nel vecchio borgo. Tra le due strade prendiamo un passaggio pedonale che si infila tra le case per entrare nel parco. Lo attraversiamo tutto passando di fianco a una pista di pattinaggio e al palasport per riconnetterci sulla destra con la SS 77 per Foligno. La percorriamo a sinistra per 100 m fino all’incro- cio con la strada asfaltata per Forcatura che troviamo sulla destra. Ci spostiamo sul camminamento che costeggia la palude e lo percorriamo fino ad arrivare a una chiusa conosciuta come l’inghiottitoio del Molinaccio, con ruderi di un vecchio mulino del XVI secolo [2.9 – km 1,6]. Qui il percorso pedonale termina e proseguiamo su asfalto per 1,6 km fino all’abitato di Forcatura. All’altezza delle prime case, pieghiamo a sinistra sulla strada asfaltata che aggira il centro. Superato il borgo, dopo una decisa curva a destra, all’altezza del B&B Il Nido, l’asfalto lascia il posto allo sterrato che percorriamo per 200 m fino a un incrocio. Prendiamo la strada bianca che sale sulla destra e la percorriamo per 1,9 km costeggiando tutta la collina, spesso immergendoci nell’ombra degli alberi, fino a uscire dal bosco quando siamo ridiscesi all’altopiano di Ricciano. Subito troviamo un incrocio con una strada di terra sulla sinistra [2.8 – km 5,7]. Pieghiamo decisamente su di essa procedendo tra i campi coltivati fino a intercettare l’asfalto della provinciale Colfiorito/Capodacqua all’altezza della chiesa di Madonna di Ricciano. Giriamo a sinistra sulla provinciale per 150 m per imboccare, alla nostra destra, uno sterrato che sale e che procede per 600 m fino a un incrocio a T. Voltiamo a destra sulla strada sterrata che procede in falsopiano e poi comincia a scendere tra i recinti di alcune proprietà. Raggiungiamo un altro incrocio per tenerci sulla strada di destra che rimane in quota fino a un pianoro con alcune case di legno costruite successivamente al sisma del 1997 [2.7 – km 9,3]. Continuiamo diritti per 100 m e all’ennesimo incrocio restiamo sulla destra sulla strada sterrata che attraversa campi coltivati e macchie boscose lontano da luoghi antropizzati. Il cammino in falsopiano resta panoramico e piacevole fino all’ingresso del borgo di Sostino dove, a un incrocio, ci manteniamo sulla strada asfaltata di sinistra. La percorriamo per 200 m fino a un’altro incrocio. Prendiamo a destra sulla via che scende ripida tra le vecchie case dell’abitato e che ci porta su uno spiazzo con lavatoio e fontanile [2.6 – km 13,4]. Questo è un luogo ideale per una sosta rigenerante e per il rifornimento d’acqua. Prendiamo a sinistra in piano: all’altezza dell’ultima casa sulla destra la strada asfaltata lascia posto a un sentiero di pietrisco in discesa che sbocca, sul gomito di un tornante, sulla strada comunale asfaltata che porta a Ponte Santa Lucia. La percorriamo tutta fino alle prime case dell’abitato tra le quali scendiamo piegando a destra. Intercettiamo la SS 77 proveniente da Foligno e subito giriamo a destra, senza percorrerla, entrando in uno spiazzo che attraversiamo e che ci invita a proseguire su sentiero ben indicato dalla segnaletica del Cfm. Il sentiero in piano costeggia le pendici della montagna di Pale per arrivare al centro omonimo proprio sulla piazza del Castello dove troveremo delle panchine e un fontanile d’acqua fresca [2.5 – km 16,3]. Sulle mura del castello si apre un arco sotto cui procediamo per prendere la discesa che scende tra le case e che converge sul sentiero natura del fiume Menotre. Il percorso è ben curato con parapetti di legno che si affacciano sui salti delle cascate e muretti a secco che cingono il sen- tiero in discesa fino a uno spiazzo di breccia destinato al parcheggio auto [2.4 – km 17,1].
Sulla sinistra prendiamo la strada asfaltata che scende. Dopo 100 m, all’altezza del ponte che attraversa il fiume, proseguiamo dritto sulla stessa strada asfaltata fino a raggiungere dopo 900 m un incrocio. Proseguiamo ancora dritto su asfalto, in via Altolina, per entrare nel borgo di Belfiore. Poco prima di intercettare le case più vecchie del centro prendiamo sulla sinistra via Borgaccio, che scende all’alveo del fiume Menotre. Percorriamo il lungofiume tenendo il centro storico alla nostra destra fino a trovare un ponte carrozzabile sulla sinistra che superiamo per immetterci sulla sterrata via Fondo di Colle che procede in falsopiano per 800 m. Dopo un rettilineo in leggera salita, all’altezza di un gruppo di case, pieghiamo a destra su una sterrata che, infilandosi tra le proprietà, dopo 150 m intercetta via dei Frantoi: la prendiamo girando a destra mantenendoci sulla strada sterrata che all’ingresso del paese di Scanzano diventa asfaltata e che termina su uno slargo con fontana d’acqua fresca. Dallo slargo, alla nostra destra, parte un vicolo che passa sotto un arco e che, dopo aver riattraversato il fiume Menotre su un ponte, ci collega con la via Flaminia Nord all’altezza di un incrocio, proprio di fronte a un negozio di frutta e verdura [2.3 – km 20,2]. Attraversiamo la Flaminia e procediamo diritti per via Scanzano, superiamo il passaggio a livello e un altro gruppo di case per raggiungere l’alveo del fiume Topino, che attraversiamo su uno stretto ponte pedonale per proseguire a sinistra su via Donato Bramante.
Dopo 200 m lasciamo l’asfalto per prendere sulla sinistra una strada di terra che converge su strada asfaltata. Continuiamo ora diritti finché la strada non torna a essere bianca all’altezza di una recinzione di un’impresa edile. Alla fine della recinzione parte sulla destra un sentierino che costeggia un fosso e che ci conduce tra le case del borgo di San Giovanni Profiamma, in via Antonio Allegri, proprio all’altezza di un tabaccaio [2.2 – km 21,8]. Giriamo a sinistra sulla strada asfaltata per 500 m fino a una rotonda che costeggiamo sulla sinistra per intercettare una strada bianca che si inoltra tra i campi coltivati. La percorriamo tutta seguendo l’andamento del fiume Topino alla nostra sinistra e attraversiamo la strada a scorrimento veloce, SS 3, passando sotto il viadotto [2.1 – km 23,1]. Continuiamo diritti su sentiero mantenendo il fiume alla nostra sinistra per entrare nel Parco Hoffman della città di Foligno. Qui percorsi pedonali attrezzati e sentieri lungofiume ci permetteranno di arrivare al centro di Foligno evitando le vie trafficate e camminando a fianco dei folignati impegnati in passeggiate. A volte il percorso invita a risalire sulla via soprastante alla nostra destra, ma noi, grazie anche ai passaggi sottoponte, restiamo sull’argine del fiume Topino, che rimane sempre alla nostra sinistra, fino al ponte della Liberazione, punto d’arrivo della tappa e porta d’accesso al centro storico [km 25,3]. Da qui ci muoveremo per raggiungere le varie offerte di accoglienza di Foligno, e qui che dovremo tornare per ripartire con l’ultima tappa per Assisi.

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08 – Da Foligno ad Assisi

Tenendo le spalle al centro di Foligno, dal ponte della Liberazione attraversiamo il trafficato viale IV Novembre, per procedere diritti sui marciapiedi di viale Firenze per 1 km. Alla rotonda con al centro la chiesa della Madonna della Fiammenga continuiamo diritti rimanendo su viale Firenze per altri 800 m procedendo con cautela per il fatto che spesso lungo la trafficata strada asfaltata non ci sono i marciapiedi. A questo punto facciamo attenzione: arrivati a un grande spiazzo davanti ad alcuni capannoni, alla nostra destra parte via Spineto [1.7 – km 1,8]. È una strada secondaria che si infila tra le case della periferia di Foligno e che lascia intravedere un passaggio a livello. L’imbocco è segnalato dai cartelli della ditta Pascucci. La prendiamo, superiamo il passaggio a livello e continuiamo dritti fino ad arrivare ai muri di cemento della superstrada della SS 75 per Perugia. Giriamo a sinistra costeggiandoli per 200 m fino a trovare, sulla nostra destra, il sottoponte che ci permette di attraversare la statale. Procediamo dritti fino a intercettare un incrocio su via San Cristo- foro [1.6 – km 2,4]. La attraversiamo per imboccare la strada asfaltata di fronte a noi che procede in piano. È sempre via Spineto, una strada carrozzabile secondaria ben indicata dalla segnaletica del Cfm e della Via di Francesco. La percorriamo fino a un trivio. Noi rimaniamo su via Spineto tenendoci sulla sinistra e seguendo la curva e continuiamo dritti ignorando i vari incroci delle case private e di altre strade secondarie fino all’incrocio con via Prato. Di fronte a noi la chiesetta della Santissima Trinità. Procediamo dritti su via Brodolini lasciando sfilare la chiesetta alla nostra sinistra. Dopo 900 m e vari incroci ignorati via Brodolini termina all’incrocio con la trafficata via della Liberazione, che attraversiamo per proseguire dritti lungo via Sant’Anna. Ci troviamo sotto le imponenti mura del centro storico di Spello. Prendiamo a sinistra costeggiando i bastioni e superiamo la chiesetta di Sant’Anna per portarci all’arco romano di Porta Consolare [1.5 – km 5,7]. Passiamo sotto l’arco per portarci in salita su via Consolare. Dopo 50 m, alla nostra sinistra, giriamo sulla piaggia pedonale di via Sant’Angelo, che procede ripida in salita e che ci permette di evitare i trafficati tornanti di via Consolare, che comunque intercettiamo di nuovo più in alto. Ancora 100 m di salita e arriviamo sulla piazzetta che si apre di fronte alla chiesa di Santa Maria Maggiore . È il posto ideale per una sosta. La chiesa mette a disposizione dei pellegrini bagni, fontanella d’acqua, timbro per credenziale e un piccolo refettorio con tavoli per una merenda. Continuiamo a salire su via Cavour, che presto diventa via Garibaldi, tra i negozi del centro di Spello. Poco prima di un arco, pieghiamo sulla destra su via Giulia che percorriamo interamente fino a piazza Gramsci e al monastero delle Clarisse.
Manteniamo il crinale dell’alto colle di Spello procedendo su via Poeta fino a uscire da Porta Montanara. All’incrocio con la strada che sale sulla destra verso il monte Subasio noi procediamo in piano tra gli alberi restando su via Poeta. A una curva sulla sinistra, come la strada ricomincia a scendere, prendiamo sulla destra via degli Ulivi che dapprima sale lievemente, tenendo sulla destra il recinto di una casa privata, e poi continua in piano su asfalto sabbioso tra gli ulivi. Dopo 1,8 km raggiungiamo un’edicola sacra dedicata alla Madonna e la Fonte di San Francesco, con acqua fresca e alcune panchine in ombra per rinfrancarsi [1.4 – km 9]. Qui abbandoniamo via degli Ulivi per prendere il sentiero che sale sulla destra e che percorriamo tutto, l’ultima parte in discesa, fino a intercettare la piccola strada asfaltata di via Renano. Voltiamo a destra in salita per 250 m e quindi, all’altezza di una curva a destra, prendiamo la strada bianca sulla sinistra. Aggiriamo la proprietà di una casa e, al bivio che incrociamo, pieghiamo decisamente su sentiero a sinistra in salita che, tra piante di rosmarino, ci conduce alle prime case del borgo di Collicello. Al bivio, tenendoci sulla destra, prendiamo la strada di terra che sale tra gli ulivi. Dopo 600 m sfociamo sull’asfalto di via Gabbiano [1.3 – km 11,5] che prendiamo sulla destra in salita per 150 m fino a un bivio. Voltiamo sullo sterrato a sinistra di via Fosso San Benedetto che procede in falsopiano al limitare del Parco Regionale del Monte Subasio fino a intercettare l’asfalto di via Fonte l’Abate. Tenendoci leggermente sulla sinistra proseguiamo in piano fino a un incrocio. Perpendicolare al nostro senso di marcia troviamo via San Vitale che attraversiamo procedendo dritti su via Borghettaccio che presto diventa sterrata. Dopo 450 m ci immettiamo a sinistra sull’asfalto di via San Benedetto [1.2 – km 14,9]. Continuiamo in piano, attraversiamo via Fosso delle Carceri mantenendoci su via San Benedetto per raggiungere la periferia di Assisi, che si annuncia con il campo sportivo comunale alla nostra sinistra, che superiamo continuando su via San Benedetto. L’ultima discesa verso il centro di Assisi ci conduce a via Madonna dell’Olivo che prendiamo a destra in salita per 200 m fino alla rotonda della SP 147 all’altezza di un tornante. Prendiamo in salita e al tornante successivo che piega sulla destra voltiamo a sinistra su via Borgo Aretino. Entriamo nel centro di Assisi da Porta Nuova [1.1 – 17,5]. Raggiungiamo la piazza della Basilica di Santa Chiara per restare in piano su via Santa Chiara e poi corso Mazzini fino alla piazza del Comune. Proseguiamo dritti scendendo su via Portica per intercettare sulla destra via Fortini, che presto diventa via San Francesco e che percorriamo tutta fino alla Basilica del Patrono d’Italia, meta finale del nostro pellegrinaggio.

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